Occhio Gazidis: il modello Arsenal ‘Under-23’ non ha portato grandi risultati

Scusate tutti: ma chi è Ivan Gazidis? Come può un ad, arrivato solo da qualche mese in Italia, stravolgere completamente un Milan in rifondazione come accaduto spesso in questi anni? Perdonate lo sfogo in questa copertina di un primo pomeriggio di fine maggio, ma quello che sta succedendo in queste ore fa venire molti dubbi alla mente. Siamo così sicuri che il modello giovanile in stile Arsenal possa portare i suoi frutti, tanto che per adottarlo abbiamo perso sia Leonardo che Gattuso e, forse, anche Maldini? Siamo così sicuri che non ci sia un’altra maniera per bilanciare i conti in rosso del Club se non cercando di valorizzare al massimo calciatori Under-23? Intanto Gazidis si è lasciato andare in un’intervista alla Gazzetta, occupando le prime pagine dei giornali di oggi, in un vero e proprio racconto di quello che sarà il futuro della Società.

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Leonardo e Maldini

Si guardi il Milan di Ancelotti che vinse tutto, ad esempio. Certo, il paragone con quello attuale è infimo: ma quella squadra che insegnò calcio in Europa, che vinse due Champions vendicandone una persa contro il Liverpool, era un perfetto mix di giovani e adulti. Maldini, Costacurta, Kaladze, Seedorf, Shevchenko: gli stessi che hanno aiutato a crescere i Kakà, Nesta, Gattuso o Pirlo di turno. Va bene avere un motore green e giovane in squadra, ma senza persone esperte che abbiano superato momenti duri e siano stati in grado di tenere uniti spogliatoi a volte troppo scricchiolanti, poi diventa dura. Lo diceva domenica ai microfoni di Sky Sport un Gattuso amareggiato per la mancata Champions, ma sempre diretto e sincero: “Servono giocatori funzionali per un certo gioco. Ma non basta solo saper giocare, ci vuole che qualcuno si assuma la propria responsabilità. Ci vuole uno spogliatoio coeso, con 24-25 uomini uniti. Non dico che il mio gruppo non lo sia, ma un pizzico di esperienza in più ci vorrebbe“.

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Prendiamo ora i successi dell’Arsenal da quando Gazidis ne è stato amministratore delegato. Il sudafricano è arrivato a Londra nel 2009 e ci è rimasto fino a dicembre dell’anno scorso. Con lui in Società, l’Arsenal ‘dei giovani’ è riuscito a vincere 3 Community Shield e 3 FA Cup: le coppe di lega, non proprio quelle a cui tutte le principali squadre inglesi ambiscono. A parte una semifinale nel 2008-09 e un quarto l’anno successivo, la strada dei Gunners in Champions si è sempre interrotta agli ottavi. In Europa League l’anno scorso, invece, il cammino si è fermato in semifinale contro l’Atlético Madrid di Simeone. Stasera forse il titolo potrebbe arrivare nella finale di Baku contro il Chelsea di Sarri, quando ormai Gazidis non c’è più. In campionato, eccetto un secondo posto nel 2015-16 e un terzo nel 2014-15, solo tre terzi posti e tante, svariate, quarte o quinte posizioni.

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Sia chiaro, questa copertina non vuole apparire come una critica verso Gazidis, seppur nei toni piuttosto accesi può sembrare ciò. Ma con due pezzi della storia del Milan che lasciano, due domande bisogna farle. Ricordiamo anche che l’ex Arsenal è appoggiato fortemente dal vero padrone dell’AC Milan, Elliott. Gordon Singer, figlio di Paul e proprietario del fondo di investimenti statunitense, è un grandissimo tifoso del club londinese. Lo stesso che dopo i primi anni ottimi di inizio millennio, con un Thierry Henry nel miglior momento della carriera e varie Premier League vinte, è rimasto a secco per nove stagioni, tornando a vincere l’11esima FA Cup solo nel 2013-14.

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La rivoluzione è inevitabilmente cominciata, ma a Gattuso e Leonardo va comunque detto grazie per vari motivi. Per il loro amore per il Milan che rimarrà sempre tale, ad esempio. O per aver saputo costruire una squadra in meno di un mese – che ha passato un’estate complicata e un cambio ai vertici per i mancati pagamenti della fallimentare Società di Li, Fassone e Mirabelli – riuscita a lottare per la Champions fino all’ultima giornata, nonostante i blackout di dicembre e di marzo-aprile, dopo anni di 6°, 7° e 8° posti. Mancheranno le visioni ‘oltreoceano’ di Leonardo, specie per quanto riguarda il mercato brasiliano: Paquetá, Kakà, Pato sono sue scoperte riuscite. Mancheranno anche la schiettezza, l’anima e il cuore di Gattuso, che seppur a volte abbia mostrato le sue difficoltà tattiche, fino a domenica ha lottato per l’Europa che conta. E a proposito: l’ormai ex allenatore del Milan, prima di lasciare martedì il Club che ha sempre amato, ha rinunciato a quattro milioni di euro netti chiedendo che il suo compenso venisse utilizzato per pagare tutti i membri del suo staff. Giusto perché tutti possano capire cosa vuol dire la parola ‘Signore’ e quanto questa si addica a Gattuso, a tratti criticato pesantemente (e ingiustamente) durante la stagione.

Intanto fuori Casa Milan Gazidis ha attaccato il cartello “Lavori in corso”. Gli ennesimi di questi anni tanto travagliati. E se si cambia sempre, come accade da tempo col Governo, tutto ciò non aiuta. Diceva Gattuso in una conferenza stampa: “La gente va, il Milan resta“. Ma con un allenatore e un nuovo ds da trovare, il futuro ora è più incerto che mai.

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