E invece sarà il turno di Simone Inzaghi

A quanto ci risulta sarà Simone Inzaghi l’allenatore del Milan nella prossima stagione. Un esito a sorpresa per certi versi, dopo che si era parlato di altri candidati, con nomi più altisonanti e curricula più prestigiosi. La scelta, invece, è ricaduta sull’attuale tecnico biancoceleste a seguito dell’ennesima rivoluzione societaria in atto in via Aldo Rossi.

Leonardo avrebbe puntato su un tecnico già affermato a livello nazionale e internazionale, ma soprattutto un “maestro di calcio” in grado di migliorare qualitativamente l’espressione del gioco rossonero, in ossequio alla tradizione berlusconiana. Un allenatore in grado di tenere in mano il pallino del gioco, anzi del “giuoco” sempre e comunque. Ma anche di costruire una squadra partendo da una base “giovane”, un allenatore capace di garantire da solo un salto di qualità senza fare spese folli sul mercato. Non a caso erano stati indicati i nomi di Conte, Sarri e Giampaolo, in rigoroso ordine di preferenza. Guarda caso, tutti e tre scelti e contattati in tempi diversi da Galliani. E invece nulla di tutto questo: la nuova società ha fatto ricadere su Simone Inzaghi la scelta, sicuramente più conveniente dal punto di vista economico ma anche più limitata come prospettive di crescita.

Il fratello di Pippo era stato più volte vicino al Milan come giocatore e sta per approdarvi adesso come allenatore. L’idea Inzaghi, che pare abbia “stregato” la nuova proprietà in occasione del doppio confronto di Coppa Italia, va a collocarsi nel solco della recente storia rossonera. Una storia fatta di alternanze tra allenatori fatti in casa pescando tra gli ex Campioni del passato (Seedorf, Filippo Inzaghi, Brocchi e Gattuso) e tecnici emergenti in squadre di medio-piccola entità come alle spalle una stagione positiva (Mihajlovic, Montella e appunto Simone Inzaghi). Tutte soluzioni “cheap” dal punto di vista economico, ma che in questi anni hanno accompagnato la decadenza rossonera, svalutando giocatori e inanellando stagioni anonime.

Come detto, sulla scelta di Simone Inzaghi pesa l’ormai certo addio di Leonardo. Un’altra pessima idea che comporta il quarto cambio dirigenziale in soli quattro anni, praticamente l’antitesi della continuità aziendale. Il brasiliano, pur commettendo alcuni errori, ha preso una squadra costruita malissimo e con un monte ingaggi colossale. L’ha presa in mano a mercato estivo quasi concluso e non ha nemmeno potuto scegliere l’allenatore. Nonostante ciò, in mezzo a mille difficoltà, è arrivato all’ultima giornata a giocarsi un posto in Champions League. Avrebbe meritato almeno un altro anno di tempo. E invece gli viene preferito Louis Campos, attualmente al Lille. Sia lui che Gazidis hanno un ottimo rapporto con Singer, ma uno è un portoghese che ha sempre lavorato in Francia, l’altro un sudafricano che ha lavorato solo all’Arsenal, ci ricordiamo che il Milan giocherà nel campionato italiano e probabilmente non farà nemmeno le Coppe? Sorvoliamo, infine, sulla pessima idea di far venire fuori tutte le notizie sul ribaltone societario proprio nella settimana decisiva per coltivare le flebili speranze di andare in Champions League. Detto che Inter e Atalanta vinceranno sicuramente le loro partite, forse valeva la pena di aspettare lunedì prossimo per destabilizzare ulteriormente l’ambiente.

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