Plusvalenze “salva-bilanci”: ecco perchè il Milan non si comporta (ancora) come Inter, Juventus e Roma

L’ormai nota dead line del 30 giugno è scoccata da diciannove ore e – come da qualche anno a questa parte – alcune delle big del nostro campionato hanno lavorato alacremente durante tutto il mese appena concluso per piazzare le famose plusvalenze che evidentemente tanto “piacciono” ad un sistema, quello del Fair Play Finanziario, che sta mostrando anno dopo anno tutti i suoi difetti, disattendendo completamente i propositi per cui era stato introdotto e allargando sempre di più la forbice tra le prime 6-7 squadre europee e tutte le altre.

In Italia ci sono tre club che si contendono lo scettro di “regina delle plusvalenze”, ma il trono al momento è occupato senza dubbio dalla Roma: i giallorossi, con le cessioni last minute di Manolas al Napoli e Luca Pellegrini alla Juventus, hanno iscritto nel bilancio 2018/2019, chiuso – appunto – ieri, la bellezza di quasi 130 milioni di plusvalenze. Una cifra record, ottenuta – oltre che da quelli dei giocatori summenzionati – grazie anche agli addii di Alisson, Strootman, Radonjic, Gyomber, Gerson, Ponce e Romagnoli.

Altrettanto nota è l’abilità dell’Inter di dare vita a plusvalenze attraverso i calciatori del vivaio, con il quale i nerazzurri ottengono da anni ottimi risultati. Anche quest’anno Piero Ausilio è riuscito a far ipervalutare alcuni ragazzi come Adorante, Pinamonti, Vanheusden e Sala. Anche dalle parti di Vinovo non scherzano, perchè la Juventus, dopo Mandragora, Sturaro, Audero e Rogerio, è riuscita a rivendere a cifre top anche Leonardo Spinazzola, che dopo una sola stagione in bianconero (condizionata da un lungo infortunio) ha portato nelle casse bianconere una plusvalenza di ben 26,6 milioni di euro. Sono le storture del FFP: i grandi club, non solo italiani, hanno trovato il modo per “scansarlo”, utilizzando stratagemmi che rientrano perfettamente nei parametri normativi, anche se non in quelli dell’etica sportiva.

E il Milan? Sui social tanti tifosi si stanno chiedendo come mai i rossoneri non riescano a cedere i propri calciatori a queste cifre, in modo da sistemare i conti. Il club di via Aldo Rossi vive probabilmente una fase di stallo, soprattutto dopo che è riuscita a strappare alla UEFA un accordo che sposta di un anno il break even, ossia il pareggio di bilancio. La sensazione di chi scrive è che il Milan non abbia avuto la necessità e la fretta di cedere entro il 30 giugno perchè con la UEFA si è arrivati ad un accordo più ampio finalizzato ad un settlement agreement che ponga sotto osservazione i bilanci ’19/’20, ’20/’21 e ’21/’22. Per il momento, il risparmio è avvenuto con il mancato rinnovo di alcuni onerosi ingaggi in scadenza, ma sembra inevitabile che, quando il club rossonero tornerà a giocare in Europa, anche Maldini, Boban e Massara dovranno iniziare a ripetere le mosse come i colleghi romanisti, juventini ed interisti. A meno che non si riesca ad abbattere il sistema del FFP…

Twitter: @Juan__DAv

Impostazioni privacy