Stadio: la scelta è chiara, ma il pallino è nelle mani di Sala

Sarà il classico dibattito all’italiana. Da una parte i favorevoli, che comprendono le esigenze di Inter e Milan. Dall’altro i contrari, che non vogliono rinunciare alla storia e partono da presupposti di mera natura politica. Sul futuro dello stadio Meazza, se non si era capito, siamo alla vigilia di un grande caos che, come vuole la tradizione italica, contribuirà a far slittare le tempistiche rispetto a quanto auspicato dai due club. Se, infatti, il clima si manterrà così infuocato, sarà difficile assistere all’inaugurazione del nuovo impianto da sessantamila posti entro il 2023, come indicato da Paolo Scaroni nei giorni scorsi.

Va precisato, intanto, che l’attuale Meazza è inserito nel dossier di candidatura delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026 quale sede della cerimonia inaugurale. Il Cio ha dato il via libera sulla base di quel documento che, però, potrà essere modificato in corso d’opera, come ha fatto intendere Giovanni Malagò. Tradotto: che sia il Meazza o il nuovo stadio vicino, l’importante è che ci sia un impianto pienamente funzionale per la cerimonia d’inaugurazione dei Giochi.

Ad ogni modo è bene sottolineare una volta di più che non saranno Inter e Milan a decretare la morte del Meazza in quanto tale: è facoltà delle società decidere di non utilizzare più quello stadio per le proprie partite casalinghe (e non versare più il canone d’affitto), avendo altra soluzione. A quel punto, in caso di un nuovo impianto a San Siro o chissà dove, il Comune, in quanto proprietario, avrà in mano una struttura imponente come quella del Meazza, senza un introito, e dovrà deciderne il destino: abbatterlo o ristrutturarlo per utilizzarlo per altri eventi, magari con l’aiuto di nuovi sponsor.

Che cosa potrà stoppare Inter e Milan? Il Comune di Milano dovrà dare il via libera all’urbanizzazione dell’area scelta per il nuovo stadio. Senza il semaforo verde dell’amministrazione comunale i due club non potranno edificare alcunché. Vale la pena allora porre una domanda agli irriducibili nostalgici del Meazza: vi battete per il non abbattimento del vecchio stadio o per la non costruzione del nuovo? Sulla prima domanda sarà il Comune a decidere, sul secondo quesito la casella di posta è sempre quella del Comune, ma – va sottolineato – non impedirà a Inter e Milan di traslocare comunque altrove, magari a Sesto San Giovanni.

La sensazione è che il sindaco Giuseppe Sala, conscio dei problemi legati alla ristrutturazione del Meazza e alle questioni logistiche che il cantiere comporterebbe per i due club, cercherà di “salvare capra e cavoli” dando il via libera al nuovo stadio, pur con vincoli stringenti, e salvando il vecchio, con una riconversione.

A nulla serve “abbaiare” oggi con l’ipotesi di referendum consultivi che – detto con estrema franchezza – lasciano il tempo che trovano. Le consultazioni di carattere comunale sono d’indirizzo politico, ma non hanno potere di abrogare questo o quel provvedimento. E sono onerose per la collettività. Questa giunta comunale ha già evitato di portare i milanesi alle urne per la riapertura dei Navigli, non lo farà per il Meazza. Ricordate, infine, il referendum consultivo sull’autonomia indetto proprio in Lombardia nell’ottobre di due anni fa? Siamo ancora in attesa che quel voto si traduca in fatti concreti.   

Impostazioni privacy