Ecco perché potrebbe essere un bene non avere un milanista in panchina

A quanto pare non sarà l’anno del Milan ai milanisti in panchina. Via Giampaolo, è iniziata l’era Pioli, accolto con una certa prevedibile freddezza dalla piazza. È uno scetticismo che nasce solo in parte dal curriculum dello stesso Pioli, perché buona parte del malcontento è dovuto più che altro alle scelte traballanti nel complesso della dirigenza scelta da Elliott.

I destinatari delle critiche in questo senso sono certamente Maldini, Boban e Gazidis. Un aspetto che rende l’aria pesante a Casa Milan, dove anche oggi le notizie sui bilanci societari sono tutt’altro che incoraggianti.

Per il neo tecnico rossonero però, alcune di queste sfaccettature, possono essere lette anche sotto un altro punto di vista; le aspettative della tifoseria dopo un inizio di stagione davvero complicato, sono di sicuro più basse e l’eredità tecnica di Giampaolo è talmente ai minimi termini che si potrà solo apportare modifiche che diano qualcosa in più. Qualcosa in meno riteniamo sia difficile.

Lavorare senza troppe pressioni e senza la responsabilità di essere una vecchia gloria tornata per salvare il club, potrebbe giovare. La squadra ha bisogno di ordine e tranquillità, perché non è una questione di età anagrafica, ma di solidità mentale che hai o che ti crei con l’allenamento e le partite.

È la tenuta psicologica che deve cambiare da subito. Stare in campo in modo dignitoso parte innanzitutto da questo. Un Milan che non ha paura non lo vediamo da troppo tempo.

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