Punto fermo in campo, giovane e italiano sulla carta d’identità. Oggi sono 20, auguri Faraone!

Tanti auguri. Nasceva a Savona il 27 ottobre di 20 anni fa, forse nemmeno mamma Lucia e papà Sabri, mentre lo stringevano tra le braccia e sognavano, avrebbero osato immaginare per lui un futuro tanto luminoso. Invece il più piccolo di casa (Manuel, il fratello maggiore, ha 23 anni) ha sfondato nel calcio che conta bruciando diverse tappe. Che era forte lo avevano capito già nella sua prima squadra, il Ligino, al Genoa poi il salto in una società importante dove in breve tempo diventa l’autenica perla del settore giovanile.

Nonostante un campionato Primavera vinto con la maglia rossoblù da protagonista, sotto la Lanterna lo considerano ancora troppo piccolo per la massima serie. E allora, prima della maturità (calcistica e scolastica) ecco Padova, l’ambiente giusto per crescere senza pressioni e lasciar intravedere il suo talento. Lui però è uno di quei 18enni che vuole tutto e subito: fa a spallate con gli avversari, corre sulla fascia sinistra, segna e fa sognare un’intera città. In sintesi sfonda e il Milan se ne innamora.

A Milano, dopo un anno di assestamento, diventa il Faraone di un popolo, quello rossonero, che in un momento difficile si aggrappa a lui: il più giovane eppure il più valoroso del gruppo. Simbolo di una squadra pronta a rinascere partendo da talenti in erba, ma anche di quel Milan fatto da top player. E’ lui l’unico a non soffrire dell’assenza di Ibrahimovic, è lui, con i suoi 7 gol e i dribbling ubriacanti, la nuova dipendenza di questa squadra. Il ragazzino con la pettinatura sfrontata e lo sguardo sveglio ha il potere di accendere la luce in questi momenti di buio. La luce in fondo ad un tunnel che presto o tardi avrà una fine. Magari già da oggi.

Sarebbe bello se proprio questa sera, contro il tuo Genoa, riuscissi a regalarci (e regalarti) la vittoria mettendo fine al “momento no”. Dacci dentro El Shaarawy!

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