SM ESCLUSIVO/ Baldini (area metodologica): “Siamo il collante tra tutte le squadre giovanili. Il tratto più difficile? Il grande salto”

Dal nostro inviato a Temù (BS)

Impegnato con la Primavera nel ritiro di Temù, il coordinatore dell’area tecnico-metodologica Stefano Baldini si è concesso ai microfoni di SpazioMilan.it per spiegare meglio in che cosa consiste il (duro) lavoro di questa parte di staff: “L’area tecnico metodologica si occupa di fare in modo che il modello tecnico pensato dalla società sia uniforme e presentato con le stesse modalità a tutte le categoria. L’obiettivo è offrire un percorso di crescita calcistica formativa il più lineare possibile, linearità ovviamente incrementale per far sì che un domani non troppo lontano i ragazzi abbiano la possibilità di fare il grande salto“.

Nello specifico, qual è il vostro compito?
Ci occupiamo di mettere in connessione tutte le figure adulte che gravitano attorno ai ragazzi. Se noi pensiamo a undici squadre e a tutte le figure adulte che compongono lo staff di ogni squadra, è chiaro che linearità di un percorso che rispetti le tappe evolutive dai 9 ai 18 anni è qualcosa di importante. Si rischia di non valorizzare tutte le figure professionali di grande qualità che esistono all’interno del Milan“.

Come vi rapportate ai diversi tecnici?
Noi non vogliamo omologare le singole visioni degli allenatori ma vogliamo collegarle affinché diventi un pensiero unico. Vogliamo portare avanti un calcio propositivo e spettacolare che faccia coesistere risultati numerici e qualità tenendo conto alle esigenze del calcio moderno. Sotto l’egida della società abbiamo pensato a un modello Milan che ci contraddistingua a livello di componenti e gioco. È chiaro che tutti devono essere allineati: nell’atto pratico, cerchiamo di far collaborare gli allenatori, di far conoscere questo progetto a tutti con incontri tecnici, etici, organizzativi, strutturali, cercando di trovare la comunità di intenti“.

Quali sono gli strumenti più efficaci a vostra disposizione?
Abbiamo eccellenze come Milan Lab e l’area psicologica che sono realtà incredibili, ma che vanno comprese e utilizzate correttamente, altrimenti resta tutto scollegato. Siamo un ingranaggio complesso: noi ci occupiamo del fatto che l’ingranaggio sia sempre ben oliato e organico. Stiamo trovando grande disponibilità, apertura, attenzione e la volontà di distinguersi da qualcosa che in tanti auspicano da troppi anni: noi abbiamo iniziato a farlo, per davvero“.

Nel processo evolutivo del giocatore, qual è la tappa più difficile?
Per esperienza, è quella che abbiamo chiamato tappa di perfezionamento: l’ultimo tratto, quello che prepara al salto di qualità. Un conto è essere competitivi in Primavera, un conto è calcare i palcoscenici più importanti del mondo. La difficoltà di competere con un calcio internazionale che prende giocatori già formati ci deve rendere ancora più ambiziosi per poter giocare contro questi campioni: il valore di questo tratto di perfezionamento è la volontà di tenere all’interno di casa nostra la Berretti, che non c’era da tre anni. Mattia De Sciglio è cresciuto tanto grazie anche alla Berretti. Per questo abbiamo lavorato con la società per portarla ad allenarsi a Milanello“.

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