Cedere Zlatan? Un’immonda bestemmia!

Un girone. La storia e i numeri sono concordi nell’affermare che il destino di Zlatan Ibrahimovic e quello del Milan sono strettamente collegati. In particolar modo le prestazioni dell’uno hanno condizionato le prestazioni dell’altra per 17 giornate, dalla 4a d’andata alla 3a di ritorno, da Roma a Catania. Perché il calcio è sport di squadra, ma per vincere serve azzeccare la formula “squadra più campioni”.

Dopo i primi due gol in rossonero segnati a San Siro il 15 settembre all’Auxerre per la prima di Champions, il gol numero 1 in campionato arriva 7 giorni dopo in casa della Lazio. Al gol dello svedese risponde Floccari, ma alla luce del girone d’andata disputato dai biancocelesti, il pareggio non può essere considerato un passo falso. Trascorrono 3 giorni e Ibra decide Milan – Genoa, con un colpo dei suoi: anticipa Ranocchia e Dainelli, e con un pallonetto supera Eduardo. Il 16 ottobre si trasforma in uomo assist: la doppietta di Pato è ispirata da due suoi tocchi. La partita seguente si gioca di lunedì, al San Paolo. Arrivano i 3 punti, fondamentali oggi per aggiungere un punto in più di vantaggio nei confronti degli inseguitori azzurri, perché in caso di pari merito vince il Milan (al ritorno è finita 3-0). Ibra segna su assist di Oddo il 2-0, il match terminerà 2-1.

Contro la Juve il Milan perde 2-1 in casa. Ibra segna, ancora di testa, ancora in modo fulmineo, su cross di Antonini. Questa volta il suo gol non porta punti, ma lui c’è, sempre. A Bari segnano in 3, ma stranamente il suo nome non compare nella lista: Ambrosini, Flamini, Pato. Tuttavia aggiunge un +1 alla lista degli assist: chiedere a Flamini, che quest’anno ha segnato solo in questa occasione, per conferma.

La settimana seguente è la settimana dei rigori. Mercoledì 10 novembre sblocca l’1-1 col Palermo. Poi impreziosisce la prestazione con l’assist per Robinho. La domenica sera è l’ora del derby, e dei tanto attesi fischi nerazzurri per il “traditore”. Ma bastano 5 minuti allo svedese per zittire San Siro: si procura il rigore, grazie alla collaborazione di Materazzi, lo calcia e il Milan è in vantaggio. Finisce 1-0 e il derby è rossonero dopo più di due anni.

Contro la Fiorentina risultato fotocopia: 1-0, Ibrahimovic. La rete è ancora vivida nelle menti di tutti i tifosi: 45’ del primo tempo, Zlatan riceve palla in mezzo all’area, se la alza e tira fuori dal suo repertorio la rovesciata. Boruc superato, e tanti saluti a tutti. A Genova contro la Sampdoria il Milan va in vantaggio grazie a Robinho, Pazzini pareggia. Ibra? Ha servito l’assist.

L’ex giocatore del Barcellona non si ferma: Brescia e Bologna sono altre due partite fotocopia. 3-0, con gli stessi marcatori e nella stessa sequenza: Boateng, Robinho, Ibrahimovic. Al Brescia segna al 30’ con un dardo scagliato dal piede destro che si insacca sotto la traversa. A Bologna segna al 60’: ispirato da Pirlo, controlla di petto e batte Viviano. Oltre ai gol, in queste allegre scorribande Zlatan ha collezionato anche due assist per i primi due gol in rossonero di Prince. La caduta in casa con la Roma e le vacanze di Natale non fermano Ibra, che ha in serbo per l’inizio del nuovo anno nuovi numeri. Nello spettacolare Milan-Udinese 4-4 del 9 gennaio Ibra mette lo zampino per il gol dell’ 1 -1 a firma di Pato. La partita è bellissima, il Milan rincorre sempre, ma all’89° è 3 -4 e sembra finita. Invece passano 4 minuti e Ibra riceve palla da Cassano, si libera di Coda e infila Handanovic. La seconda sconfitta interna consecutiva è evitata. Domenica 16 il Milan è di scena a Lecce. Il risultato finale è uno dei più deludenti della stagione: 1 – 1. Per il Milan segna lui, ma non è un gol normale: è sicuramente il gol più bello segnato con la maglia del Milan, e uno dei più spettacolari della sua carriera. Lancio chilometrico dalla difesa, un rimbalzo, Ibra si aggiusta la palla col petto, la lascia cadere, un altro rimbalzo, e poi l’impatto perfetto, collo pieno, da 30 metri: la sfera si infila ad una velocità cosmica in porta. Un gioco di prestigio.

La domenica dopo non si può però più scherzare e servono i 3 punti contro il Cesena. All’andata fu il debutto di Ibra, purtroppo amaro per il 2-0 subito e il rigore sbagliato. Oggi invece segna un gol e ½. Induce Pellegrino a commettere il peccato capitale dell’autogol, poi cala il sipario al 93°, segnando il 2-0. A Catania, sabato 29 gennaio, Ibra segna l’ultimo gol su azione. Lo fa all’84°, quando il Milan ha un gol in più ed un uomo in meno (espulso Van Bommel). Cross di Robinho, Ibra anticipa la difesa etnea col suo destro e chiude il match. La prestazione di Ibra non termina qui. Sul primo gol è proprio lui l’autore della punizione che manda in rete Robinho, dopo la respinta di Andujar.

Da Catania in poi sono passate 9 giornate, Ibra ne ha giocate 7. In queste 7 partite solo un gol, su rigore, al Napoli. Ha collezionato più espulsioni: 2, col Bari e domenica a Firenze. Tornerà, a seconda dell’esito del ricorso, o col Bologna o per la rivincita dell’Olimpico con la Roma. Il Milan ha bisogno di lui, ma comunque vada a finire, anche se non tornasse ad essere decisivo, è verità inoppugnabile che il suo apporto alla causa rossonere sia stato fondamentale per arrivare fin qua. Tutti gli scettici di fine agosto (per la cronaca pochi) si sono dovuti ricredere, di fronte alla classe e alla straordinarietà di questo giocatore, e all’evidenza dei numeri: in campionato 14 gol e 9 assist, in Champions 4 gol, in Coppa Italia 1.

Al di là dell’andamento delle ultime giornate e delle evitabili espulsioni, il Milan e Ibra sono ormai legati a doppio nodo e nonostante le inascoltabili voci di mercato di questi giorni, difficilmente si scioglierà. Non si tratta di dipendenza, non si tratta di subalternità: si tratta di intesa tra vincenti, di comunione di intenti tra entità nate per stupire. La storia tra l’entità Milan e l’entità Ibra, tra gol e vittorie, è appena cominciata.

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