Come tornare grandi in Europa

Con il rinnovo di Seedorf, l’acquisizione dell’intero cartellino di Boaeteng, la questione Gattuso vicina alla risoluzione e il probabile acquisto di qualche elemento “importante” nei ruoli in cui la squadra è più “scoperta”, il Milan, a poche settimane dalla conquista del diciottesimo scudetto, sta già pensando a porre solide basi per la prossima stagione, in cui l’obiettivo dichiarato sarà “rientrare” nel solco della tradizione di famiglia, ossia trionfare là dove siamo abituati, in campo internazionale.

Le strategie finora seguite sembrano convergere sulla strada giusta, anche se è ancora presto per trarre conclusioni definitive. In ogni caso, le operazioni portate sinora a termine da Galliani e dal suo staff vanno nel senso della migliore miscela possibile tra giovani e meno giovani, Italiani e stranieri di grande talento. Si parte da una base solida, che nel corso della stagione ha dimostrato grande continuità. Ma, per vincere in Europa, con un Barcellona così, serve di più.

Ecco perché l’obiettivo della società è quello di dar luogo a un progetto in cui ogni parte sia armonicamente integrata per la perfetta stabilità e il rafforzamento dell’intero sistema: non scontentare i “grandi” senatori, che in questa stagione hanno dimostrato la loro importanza per il funzionamento di certi meccanismi, confermare e valorizzare ancor di più i grandi talenti giunti quest’anno alla corte di Allegri (e in questo senso vanno la probabile conferma di Cassano e la chiusura delle voci che davano Ibrahimovic possibile partente, destinazione Real), il rafforzamento del blocco titolare, con acquisti mirati a tappare le falle più evidenti, e, infine, la formazione di una panchina degna contraltare dell’undici titolare (da questo punto di vista, il ritorno di Paloschi gioverà non poco alla causa).

Insomma, potrebbe aprirsi di fronte a noi un nuovo ciclo “consapevole”, che non si basi né solo sui giovani, né su un’età media troppo elevata, ma che sappia creare quel giusto mix che, esattamente come successe al Milan di Sacchi dal 1988 in poi, dopo aver vinto il Tricolore il primo anno di panchina rossonera, come Allegri, conduca il Diavolo verso rinascenti fasti europei.

In tutto questo, oltre alla società, un ruolo di prim’ordine lo sta svolgendo proprio mister Allegri, che ha iniziato a tracciare un disegno ben preciso, concentrandosi su uno schema tattico che vede una squadra meno leziosa e spettacolare e più concreta, il cui gioco si fonda su dinamismo e sacrificio, un disegno che sembra iniziare a convincere anche l’estimatore del “calcio champagne” per eccellenza, il presidente Berlusconi. Insomma, un Milan pronto a lottare apertamente su tutti i fronti, al quale manca soltanto qualche innesto di prestigio. Certo, le casse societarie non sembrano poter permettere spese folli, ma non per questo dovremmo smettere di sperare di vedere uno tra Hamsik, Pastore, Robben o Fabregas in rossonero. Del resto, sognar non costa nulla!

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