Ei fu…“, l’irripetibile 5 maggio rossonero

Quando si pensa al 5 maggio 2002, indipendentemente dal colore del proprio cuore, si pensa inevitabilmente a una delle tragedie sportive più atroci nella storia del calcio italiano. Un connubio di emozioni contrastanti e altalenanti che, in un pomeriggio domenicale di inzio primavera, ha coinvolto i tre poli del football italico per antonomasia: Milano, Torino e Roma. Qualcuno si chiederà cosa c’entri un pezzo sul 5 maggio in uno spazio rossonero e se, in fatto di tragedie sportive, non sia più indicato aspettare ancora venti giorni per rimembrare il sesto anniversario di Istanbul, dell’infasta Istanbul.

Ma chi vi parla, chi vi scrive era allo stadio in quell’assolato pomeriggio calcistico, conscio di raggiungere San Siro per conquistarsi all’ultimo respiro una piazza da preliminare di Champions e, una volta abbandonato il “Tempio”, di essere coinvolto inevitabilmente nel tripudio nerazzurro, a 13 anni dall’ultimo successo. Eppure quel 5 maggio si configurava fin da subito come una domenica strana: troppe cose si decidevano, tutto praticamente. Lo scudetto, la zona Champions, ma anche la salvezza, che vedeva impegnati i cugini bresciani (gli unici cugini…) e gli odiati veronesi, dopo un’incredibile serie negativa che aveva portato gli uomini di Malesani a raccogliere solo due punti nelle ultime undici giornate. Tanta carne al fuoco, insomma.

Milan-Lecce dal vivo, ma anche Lazio-Inter, Udinese-Juventus, Torino-Roma, Brescia-Bologna e Piacenza-Verona dall’immancabile radiolina. L’idea che in 90′ si potesse realizzare la combinazione perfetta stuzzicava tutti noi, ma era praticamente impossibile. E non era semplice scaramanzia: La Juve o la Roma e il Brescia dovevano vincere, l’Inter e il Verona no, senza dimenticare che Carlo Ancelotti, nel primo scorcio sulla panchina indiavolata, doveva pensare a tener dietro Lazio e Chievo. Dieci minuti e la Juve aveva già bell’e chiuso i conti al “Friuli”, ma in pochi minuti l’Olimpico di Roma si tingeva di nerazzurro: fine dei sogni? L’1-1 riapriva tutto, ma il 2-1 rispegneva il fuoco. Il resto è storia: 2-2, 3-2, 4-2 con i laziali Poborsky e Simeone e l’interista Gresko sugli scudi.

Il 3-0, poi, diventava pian piano il risultato di giornata: il Milan travolgeva il Lecce, il Brescia si sbarazzava del Bologna e cedeva l'”onore” della Serie B al Verona, battuto con lo stesso risultato dal Piacenza. Pazzesco. Come se non bastasse, a venti minuti dalla fine, la ciliegina sulla torta: Antonio Cassano regalava alla sua Roma il secondo posto in classifica, relegando i Cuperiani al terzo posto: preliminare di Champions come il Milan, nonostante fossero 14 i punti di divario tra i club milanesi. Sì, è stato un giorno di estasi davvero totale e pensare che quel 4° posto ci avrebbe permesso di alzare la coppa a Manchester 12 mesi dopo rende il ricordo del 5 maggio unico e, probabilmente, irripetibile.

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