Juve: le pagelle di una stagione

Archiviata definitivamente la stagione, giocatori in vacanza, andiamo con il pagellone di fine anno. Promossi (pochi) e bocciati di una delle più terribili annate bianconere.

Buffon 6 Con debito. Il numero 1 della Nazionale ha vissuto un anno condizionato da troppi fastidi fisici che lo hanno tenuto lontano dalla porta e dal consueto livello di prestazioni troppo a lungo. Insomma, rimandato a settembre perché “cocco” della maestra che conosce il vero valore e sa quello che ancora può dare.

Storari 7 Fare il vice al signorino sopra non è un lavoro, è un’impresa a tratti disumana. Il buon Marco, uno dei migliori nella scapestrata classe di professor Delneri, lo ha fatto con una dignità, professionalità e classe davvero “da Juve”. Talmente convincente che qualcuno ad un certo punto ha messo in discussione Buffon stesso. Questo è già di per sé un gran traguardo.

Bonucci 5 Cinque come i milioni di euro che la Juventus dovrà pagare per i prossimi due anni al Bari. Un totale di 15. In inglese si direbbe “overpriced”, che suona meglio dell’italiano sovra prezzato. La Juventus è stata la peggior difesa casalinga del campionato e Bonucci, come tanti giovani buoni giocatori (attenzione: buoni giocatori… non campioni!), ha avuto un rendimento incredibilmente altalenante. Soffre incredibilmente nell’uno contro uno dove è stato quasi sempre saltato. Ah sì… gioca nella Juventus e ha bisogno del “mental coach”, il motivatore personale. La cosa di per se dovrebbe già far riflettere.

Chiellini 6 Con debito. Se la difesa, in casa, ha fatto ridere, il discorso vale anche per Chiellini. Troppo altalenante, viene promosso all’anno successivo per l’identico ragionamento che lo accomuna a Gigi Buffon: i docenti conoscono il vero valore, così come lo conoscono tante “scuole” all’estero che farebbero carte false per portarselo via. Insomma, lo salva il suo background.

Barzagli 6,5 Sempre da queste pagine ne avevamo già tessuto le lodi. Arrivato in gennaio per 300mila euro (!) ci ha messo ben poco a rubare il posto a “quindici milioni Bonucci”. L’età non è dalla sua parte, ma un anno (forse anche due) a grande livello lo può ancora fare. Affare.

De Ceglie sv Un grave infortunio l’ha tenuto fuori dalla sfida col Milan (novembre) all’ultima di campionato. Dovrà riscattare una stagione poco convincete (quella con Ferrara) e dimostrare che il ginocchio è ok. Buon lavoro.

Grosso 5,5 Che dire di Fabio Grosso? Stare fuori rosa per più di metà anno metterebbe ko chiunque, specie alla veneranda età di 34 anni. Quando chiamato in causa ha dimostrato di metterci tutto l’impegno possibile – ricordate la prestazione di Roma? – ma per giocare nella Juventus non basta questo. Una quasi sufficienza e un addio.

Grygera 5 Continuiamo l’imbarazzante capitolo dei terzini. Il ceco Grygera, come Grosso, non è semplicemente all’altezza del club. Fisicamente bollito e tecnicamente poco valido, è comunque riuscito a far meglio di tanti con caratteristiche calcistiche sicuramente superiori alle sue. Si consoli.

Motta 4,5 Da dove si può iniziare a parlare di Marco Motta? Ma soprattutto: che fine ha fatto quel promettente giovane che incantò nella Roma di Spalletti? Quest’anno a destra ne abbiamo viste davvero di tutti i colori. Sommateci la fragilità fisica e otterrete una bocciatura senza attenuanti.

Traorè 4 Si poteva far peggio di Motta? Sì, Armand Traorè è la prova vivente che al peggio non c’è mai fine. Il discorso è molto semplice: se si vuole fare i falegnami bisogna avere le mani per tagliare il legno, se si vuole fare i nuotatori bisogna saper stare a galla, se si vuole fare i professori bisogna saper leggere e scrivere. Ecco perché se si vuole fare i calciatori bisogna perlomeno avere i muscoli per correre. Traorè è stato la barzelletta dell’anno. Indimenticabile in infermeria. Indimenticabili le sostituzioni lampo (a Parma provò a chiederla dopo 5 minuti dal suo ingresso in campo). Indimenticabili le sue diagonali (Napoli) nelle poche partite in cui si è visto trotterellare sul prato verde. Mi sono dilungato ma il “caso umano” meritava due parole in più. Per la dirigenza: l’Arsenal non si sbarazza mai a caso di un giovane…

Aquilani 6 Con Krasic e Quagliarella è stato l’indiscusso trascinatore della prima parte di stagione. Il regista che la Juve cercava da tempo e che avrebbe dovuto prendere prima. Visione di gioco e piedi buoni, è calato insieme a tutta la squadra da gennaio in poi. Ecco perché il rendimento “in discesa” non ha smosso nessun dirigente a cercare un diretto per Liverpool. Ecco perché, giustamente, verranno offerti 8/10 milioni anziché 18. Perderlo, però, sarebbe un vero peccato.

Marchisio 5,5 Il ragazzo non ha convinto in fase di impostazione, dove non ha i tempi, piedi, e la visione di Aquilani; e non ha convinto in fase di interdizione, dove manca di fisico rispetto a un Melo o Sissoko. Trequartista manco per scherzo (lo ricordiamo ai Mondiali in Sudafrica) è un giocatore che “se la cava in tutto ma non eccelle in niente”. Giustizio spietato, lo so, ma se ci riflettete bene è così.


Melo 5,5 Rispetto all’imbarazzante primo anno è sicuramente salito di rendimento, ma i colpi di testa sono stati ancora troppi. I piedi poi, purtroppo, son quelli che sono. Potenzialmente sarebbe perfetto in un centrocampo con vicini Pirlo e Aquilani. Quest’anno, invece, si è ritrovato ancora compiti di impostazione. E con quelli proprio non sa da che parte incominciare.

Krasic 6,5 Potenzialmente il migliore della classe, rovina la media voto con un finale di stagione disastroso. Certo, non dobbiamo dimenticare che non fa vacanze da due anni. Questa è più che un’attenuante. Ad ogni modo il miglior acquisto della nuova gestione. Un esterno che se riesce a partire in velocità è devastante. Con Conte potrebbe essere ulteriormente valorizzato.

Pepe 5,5 Tra gli acquisti disastrosi è stato uno dei meno peggio. Spieghiamoci meglio: anche lui “overpriced”, è stato l’unico a far vedere che se tecnicamente non vale la Juventus, almeno prova a compensare con tanto fiato e disponibilità al sacrificio. Insomma, l’ennesimo duttile che non fa la differenza. Purtroppo non basta perché così non si va da nessuna parte.

Sissoko sv Gli è stato preferito sempre Felipe Melo. Nel mezzo qualche presenza, i soliti infortuni muscolari e le polemiche con la società. Conte ha detto di voler puntare su di lui più che su Melo. Quel che è certo è che il giocatore visto il primo anno è superiore a quello che ha fatto vedere fin qui dal brasiliano. Vedremo.

Salihamidzic sv Praticamente sempre fuori rosa.

Martinez 4 Ecco il capolavoro di Beppe Marotta. L’altro “caso umano”. Tredici (13!) milioni di euro secchi inviati a Catania il primo giorno di mercato. Se non fossimo juventini sarebbe una cosa esilarante, una mossa di mercato degna della vecchia Inter di Moratti. Roba da Pacheco, roba da Vampeta per intenderci. Il primo tiro in porta del Malaka è arrivato nel secondo tempo di Parma-Juventus, trentasettesima giornata di campionato. Non è uno scherzo. Riguardatevi le partite. Mi viene in mente una citazione di Franco Melli su Eliseu: “Mortacci loro! Che sola aò!”

Quagliarella 7 I numeri dicono che è stato il miglior marcatore in campionato della Juventus (9 reti come Matri). I fatti dicono, volenti o nolenti, che dal suo infortunio in poi la Juventus si è sciolta come neve al sole. Quagliarella faro della Juventus? No, non abbiamo detto questo. Abbiamo solo riportato dei fatti. Nove gol da settembre a gennaio sono una media che se mantenuta è da Juventus. Stop.

Matri 7 Come per Quagliarella parla la matematica. Un giocatore capace di lavorare tanto per la squadra e allo stesso tempo farsi trovare pronto in zona rete (20 gol compresi gli 11 di Cagliari). Il discorso riscatto è molto complicato. 15 milioni sono tanti per un giocatore che nella “vecchia Juve” avrebbe fatto panchina. Il valore non si discute, ma non si tratta di un fuoriclasse. Il discorso è che nella Juventus attuale i fuoriclasse sono in via d’estinzione…

Iaquinta 4 Imbarazzante. Sempre infortunato, sempre nervoso, polemico anche coi compagni. A Torino tante, troppe voci rumoreggiavano di problemi extracalcistici coperti “ad arte” dalla società. Ipotesi scandalosa per entrambe le parti se ci permettete. La verità è che noi lo valutiamo sul campo e questo ha chiarito che per lui il tempo alla Juventus è finito.

Toni 6 E’ stato schierato poco. Ricordiamo la bella incornata di testa di Cagliari e il gol decisivo nel 3-2 col Genoa. Evidente che età, fisico e velocità non possano fare di lui un titolare. Una mossa disperata, fatta in piena emergenza. Una scelta temporanea che tale dovrà rimanere.

Del Piero 6,5 Lasciate stare il tabellino dei marcatori. Chi ha visto le partite, quest’anno, si è accorto che il numero 10 è stato ancora una volta uno dei pochi degni di onorare quella maglia. L’unico a ricevere l’applauso, sempre e comunque. L’unica soluzione sarebbe clonarlo. Insomma: l’unico.

Delneri 5 Tecnicamente perfetto nel giocare sugli avversari. In italiano? Gioca da provinciale. Che è un gran pregio quando alleni l’Atalanta (record di punti) o la Sampdoria (miracolo Champions), ma non va bene quando siedi sulla panchina della Juventus. Giocando da provinciale la Juve ha fatto sì più punti di tutti contro le squadre di vertice, ma è stata altresì incapace di imporsi sui campi di periferia dove le vittorie valgono allo stesso modo (e dove si decidono gli scudetti). Insomma, incapace di dare un modulo e trasmettere una mentalità. Attenuanti? Certo. Troppi infortuni contemporaneamente e troppi giocatori “da provinciale”. Giusto cambiare? Assolutamente.

Dirigenza 4 Non si scappa. Alla fine tutti i nodi vengono al pettine. Ribadiamo definitivamente il concetto: soldi spesi male. La Juventus non è un pozzo senza fondo, ed è quindi fondamentale la gestione delle risorse. Dato 100 per ogni estate, meglio spendere TUTTO per un campione che 20 per 5 giocatori mediocri. Coi mediocri non si vince. E non si va nemmeno lontano. Quest’annata è stata l’ennesima riprova. Se si fossero fatti investimenti mirati fin dal primo anno post Calcipoli, oggi la Juventus avrebbe un fuoriclasse per reparto. Invece abbiamo visto calcare il campo a cotanti “campioni”: Andrade, Tiago, Almiron, Poulsen, Grosso, Grygera, Mellberg, Caceres, Amauri, Melo, Diego, Motta, Pepe, Martinez… Sotto a chi tocca.

Simone Eterno

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