DueMilan, i gol più belli #2

Ci eravamo lasciati con la scelta dei primi cinque gol più belli o più significativi, quelli del primo decennio di presidenza berlusconiana. Il nostro omaggio al gol numero 2000 continua e la scelta dei “magnifici quindici”, arriva alla seconda puntata. L’arco di tempo su cui si basa la nostra scelta prende in considerazione i successivi dieci anni e va dal 1997 al 2006. Non sono anni stracolmi di successi come i precedenti, questi per i rossoneri, ma due scudetti, una Champions Leauge, una Coppa Italia, una Supercoppa Europea ed una Supercoppa Italiana, per qualsiasi altro club, che non sia il Milan, in dieci anni sono davvero tanta roba.

Questo decennio inizia con i fallimenti di due grandissimi cavalli di ritorno in panchina, Sacchi e Capello, che con un undicesimo ed un decimo posto, significano due anni consecutivi senza coppe europee, cosa parecchio insolita per il Diavolo. Poi si passa dallo scudetto di Zac, a quello di Ancelotti, con in mezzo la mitica Coppa conquistata a Manchester ai rigori contro la Juve. Fino ad arrivare ad Istanbul, una delle più grosse delusioni della storia del Milan. Come al solito i campioni che fanno battere i cuori dei milanisti in questo periodo sono di prim’ordine. Da Weah, a Roberto Baggio, per poi passare per Sheva, Kakà, Rui Costa, Inzaghi, Seedorf, Nesta e Pirlo. Ma andiamo con ordine…

9 dicembre 2001: Milan – Juventus 1-1, Andriy Shevchenko. Con 175 reti totali è il miglior marcatore dei venticinque anni targati Silvio Berlusconi. Secondo solo al grande Nordahl nella storia del Milan. Un cannoniere implacabile, un campione eccezionale, che ha lasciato per sempre un segno nella memoria di tutti i tifosi rossoneri. Nelle sue sette stagioni al Milan, alla domanda chi ha segnato per il Milan, la risposta era sempre la stessa: Sheva! Semmai si faceva prima a chiedere: quanti ne ha fatti Sheva? Il capolavoro di cui si rese protagonista nella classicissima della stagione 2001/2002 contro la Juventus, fu qualcosa di straordinario che si deve essere dei campioni solo a pensare di poterlo fare. La stagione non era cominciata bene per il Milan. In panchina si era passati da Fatih Terim a Carletto Ancelotti. Con il ritorno del Mister, i rossoneri iniziarono la cavalcata che portò a quel quarto posto tanto agognato, che significava Champions e, quindi, di conseguenza visto come sono andate le cose, significò l’apertura di un ciclo. Il posticipo della quattordicesima di campionato, vide un immenso Shevchenko in un Milan-Juve piccolo piccolo. Da ricordare quel che di meraviglioso fece vedere il campione ucraino: una vera perla, il suo gol al 24′ del primo tempo, e una prestazione di altissimo livello per tutta la gara. Tutto diceva Juve, ma ecco il lampo di genio, improvviso e inaspettato, di Sheva. Una palla come mille altre, e via con lo spettacolo: da Javi Moreno a Sheva che quasi a centrocampo controlla una palla vagante, fa fuori Davids, Iuliano e Pessotto, e infine, lascia partire da posizione impossibile e defilata, ampiamente fuori dall’area, un tiro impossibile che sorprende Buffon, il quale si è visto passare la palla sopra la testa, dentro nell’angolo. Si faceva fatica a credere a quello a cui si aveva la fortuna di aver assistito. Una prodezza che servì a poco, visto che poi i bianconeri pareggiarono e il match terminò sull’1-1, ma la storia del calcio poteva aggiungere un altro gran gol nei suoi annali.

23 aprile 2003: Milan – Ajax 3-2, Pippo Inzaghi. La leggenda del gol, l’uomo che con le sue reti ha fatto la storia del Milan e di tutto il calcio italiano. Il re di coppe. Quando i riflettori di San Siro o di qualsiasi altro grande stadio europeo si accendevano, per ospitare una grande partita, lui c’era, anzi c’è, sempre. La sua firma nel gonfiare la rete è immancabile. “Ohi Ohi Ohi, Pippo Inzaghi segna per noi”. Il coro dalla sud si alza e lui risponde e non delude mai i propri tifosi, che lo hanno amato fin da subito e che non smettono di amarlo, neanche ora a trentotto anni, quando solo acciacchi ed infortuni lo tengono lontano da quello che sa fare meglio: il gol. Quella sera poi è rimasta impressa nei nostri cuori e lo sarà per sempre. Quarto di finale di ritorno di Champions League; Milan-Ajax. L’andata ad Amsterdam finì 0-0. Al ritorno a San Siro il Milan ha solo un risultato disponibile, la vittoria. A Pippo e Sheva risponde l’Ajax con Litmanene e Pieenar. Al 91′ San Siro è ammutolito, depresso. Il Milan è virtualmente furoi dalla Champions e con il campionato ormai quasi della Juventus, si profilano le polemiche ed un altro anno, l’ennesimo, senza successi. Ma ecco che avviene il Miracolo. Lancio lungo dalla difesa, Ambrosini svetta più in alto di tutti appena fuori dall’area. La palla arriva in area, la difesa dell’Ajax è distratta e tutto ad un tratto si vede arrivare un falco, un rapace, che con una torsione incredibile della sua gamba destra, tocca il pallone di destro quel tanto che basta da scavalcare un incredulo Lobont e permettere al pallone di entrare in rete. In realtà, ci sarebbe, forse, un tocco di Tomasson, prima che la palla varchi del tutto la linea della porta, ma il gol è tutta la vita di Inzaghi. San Siro passa dalla disperazione al delirio. Il resto è semifinale con l’Inter, finale con la Juve e trionfo totale, nel mese di maggiore goduria della storia per tutti i tifosi del Milan.

21 febbraio 2004: Milan – Inter 3-2, Clarence Seedorf. Vincere un derby è sempre una cosa magica, qualcosa di fantastico. Ma quel che successe quel sabato sera in quella ventiquattresima giornata del campionato di Serie A, fu l’apoteosi. Dopo il 6-0 e le due doppie eliminazioni nei derby di Champions League, sicuramente il derby più bello per i tifosi rossoneri, principalmente per due motivi. A fine primo tempo, il risultato recitava: Milan-Inter 0-2, quindi ci fu una rimonta totale, magnifica, indimenticabile. Il secondo motivo è legato al fatto che il gol della rimonta definitiva fu siglato da un ex nerazzurro, tanto bistrattato dai cugini, quel Clarence Seedorf che decise di entrare in quel modo a far parte dei marcatori di un derby, con un gol, manco a dirlo, pazzesco. Ancelotti deve rinunciare a capitan Maldini e Nesta non è delle migliori condizioni, mentre in attacco punta sull’albero di natale con Kakà, Rui Costa dietro Shevchenko unica punta. La formazione dell’Inter, obiettivamente, è veramente poca cosa: centrocampo affidato a Cristiano Zanetti e Farinos, Adani-Cordoba coppia centrale difensiva e Toldo in porta. Eppure a fine primo tempo l’Inter è sopra di due gol con le reti, molto fortunose, di Stankovic e Cristiano Zanetti. Ma nel secondo tempo si scatena tutta la furia del Diavolo. Tomasson firma la prima rete, Kakà appena due minuti dopo conclude in rete una magnifica sgroppata palla al piede con una coclusione delle sue. La partita sembra destinata al pareggio, ma al 40′ Seedorf decide di sbalordire tutti. L’olandese prende la palla sulla trequarti, si accentra e da 30 metri fa partire un tiro che solo lui e pochissimi altri sono capaci di mettere nell’angolino. Toldo è battuto. Il Milan resiste gli ultimi minuti con la preoccupazione di avere una difesa composta da Pancaro-Laursen-Costacurta-Kaladze. Ma alla fine la vittoria arriva. I tifosi rossoneri impazziscono dalla gioia, per i nerazzurri prosegue un incubo che sembra non poter finire mai, quello fu, infatti, il quarto derby perso su quattro in due stagioni.

9 aprile 2005: Milan – Brescia 1-1, Manuel Rui Costa. Uno dei calciatori più eleganti che abbiano mai calpestato l’erba di San Siro. In campo, invece che correre sembrava danzasse. I suoi tocchi magici erano miele per i compagni, che molto spesso, non dovevano far altro che ringraziare e spingere il pallone in rete. L’assist delizioso era il suo marchio di fabbrica, molto più del gol. Pochi sono stati i gol rossoneri di Rui Costa, ma tutti d’alta scuola, bellissimi. Siamo verso la fine della stagione 2004/2005, il Milan è protagonista assoluto, sia in Champions che in campionato, di una stagione che purtroppo avrà un epilogo drammatico ad Istanbul. La partita casalinga di campionato contro il Brescia arriva dopo il netto successo nei quarti di finale di Champions, per 2-0 nel derby contro l’Inter. Ancelotti fa turn-over ed il Brescia lotta con il coltello fra i denti per conquistare punti preziosi per la salvezza. E’  una carezza per il palo del portiere bresciano il pallone che porta in vantaggio il Milan dopo 13 minuti di gioco. Manuel Rui Costa parte dal centro del campo, si libera di un paio di avversari e si porta appena fuori dall’area tutto spostato a sinistra. Da lì tutti si aspettano il cross, visto chi è ad avere il pallone fra i piedi, invece il portoghese sorprende tutti e disegna una traiettoria che flirta con l’incrocio dei pali e si deposita in fondo alla rete, sotto il sette. San Siro si spella le mani dagli applausi e parecchi stentano a credere a quello che hanno visto. Purtroppo la magia non serve a portare tre punti fondamentali alla classifica del Milan, perchè Wome beffa i rossoneri e pareggia all’87’.

13 settembre 2005: Milan – Fenerbahce 3-1, Ricardo Kakà. Uno dei campioni più amati della storia del Milan. Un altro brasiliano, un altro pallone d’oro. Uno per cui tanti milanisti hanno pianto per il suo addio, quando nell’estate del 2009 decise che era giunto il momento di cambiare aria ed andare al Real Madrid. Sei mesi prima migliaia di tifosi si mobilitarono per trattenerlo a Milano ed impedire il suo passaggio al Manchester City, andando sotto la sede del Milan in Via Turati e cantando “Non si vende Kakà, non si vende Kakà”. Indimenticabile fu il momento in cui dopo aver deciso di restare al Milan, si affacciò dal balcone e fra il delirio generale dei tifosi rossoneri in festa, salutò tutti baciando la maglia. Altrettanto indimenticabile fu quello che fece una sera di un normalissimo mercoledì di settembre del 2005. Si giocava la prima gara del girone eliminatorio di Champions League a San Siro contro i turchi del Fenerbahce. All’apparenza una partita facile e non pienissima di significati. Ma se si considera che si tornava a giocare in Champions dopo lo shock di Istanbul, il match assumeva ben altro valore. Kakà fu immenso. Il brasiliano prende per mano il Milan e decide di battere il Fenerbahce. Dopo un suo magnifico gol nel primo tempo, arriva il pareggio di Alex su rigore nel secondo tempo. Il Milan appare bloccato prima di tutto nella testa che nelle gambe. Non riesce ad impostare la propria manovra ed il Fenerbahce lo spaventa in più di un’occasione. Su tutta San Siro aleggiano gli spettri del Liverpool, di Dudek e di Istanbul, inoltre si gioca contro una squadra turca. Ma ecco spuntare ancora Kakà. Minuto numero 86. Ambrosini recupera un gran pallone a centrocampo lo serve a Kakà che decide di traformarsi in Diego Armando Maradona. Resiste ad un avversario, avanza in maniera imperiosa, prende sul tempo quattro difensori turchi e ne supera due con un incredibile coast to coast e sempre palla al piede entra in area. A qul punto solo davanti al portiere lo batte in uscita, appoggiando il pallone in rete. Esplode San Siro che ha visto in azione un extraterrestre.

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