La settimana dei “riscatti”

Settimana iniziata con speranze positive e finita con il botto quella appena trascorsa in casa rossonera. Se la vittoria di Udine ci ha fatto respirare e il trionfo sull’Arsenal in Champions ha dato ai rossoneri grande convinzione nei propri mezzi, il successo di ieri sul sintetico del “Manuzzi” merita di essere evidenziato soprattutto come “la partita dei riscatti”.

Sì, perché i veri e propri artefici della vittoria contro il Cesena sono stati tre uomini messi troppe volte sotto accusa, anche da noi (non ci nascondiamo dietro un dito), e che hanno invece dimostrato di avere ancora tanta voglia di dimostrare che sono tutt’altro che dei mezzi bidoni. Parliamo di Muntari, Robinho ed Emanuelson. Se il ghanese, ripetutamente oggetto di critiche ancor prima di aver messo il piede in campo, ha risposto con un gol alla prima partita in rossonero e con la solita prestazione di corsa e sacrificio, Robinho ha fatto capire a tutti che la doppietta contro l’Arsenal non è stata un episodio, ma la mira è stata finalmente raddrizzata (o almeno si spera). Ancor più sorprendente la prova di Urby Emanuelson. Un calciatore finora anonimo, che non ha mai fatto il salto di qualità e che, nella posizione di trequartista in particolare, ha sempre e solo steccato, si è esibito ieri in una prestazione a dir poco superba, correndo per tutti i 90’ e dando prova di grande lucidità con la palla tra i piedi. Che dire, poi, del suo splendido gol. Rinati! IN RIALZO.

Vedere dei giocatori che nella rosa del Milan erano considerati, almeno a inizio campionato, delle potenziali riserve, esprimersi ad alti livelli come accaduto soprattutto nel primo tempo della sfida con il Cesena, fa ben sperare in vista della supersfida scudetto di sabato. Se non altro perché il Milan ci arriverà con le ossa rotte in termini di uomini a disposizione. Infatti, l’emergenza infortuni a Milanello sembra non finire mai. Neanche il tempo di recuperare i vari Pato, Nesta e Boateng, che si fermano di nuovo e, stavolta, entrano nell’infermeria accompagnati da Seedorf e Mexes, i quali, a loro volta, si vanno ad aggiungere ai lungodegenti Cassano, Gattuso, Flamini, Merkel, Aquilani. Senza contare che la riduzione della squalifica di Ibra sembra tutt’altro che scontata e che ieri anche Ambrosini è uscito anzitempo dal terreno di gioco per un fastidio del quale ancora non conosciamo la natura. Insomma, dodici uomini che potrebbero formare tranquillamente una formazione in grado di vincere lo scudetto. IN RIBASSO.

Per fortuna, come detto in precedenza, il gioco dei rossoneri non sembra, almeno nelle ultime due uscite, averne risentito. Se fino a domenica coloro che sono scesi in campo non si erano mai dimostrati all’altezza dei loro illustri compagni fermi ai box, dalla partita di Champions qualcosa sembra essersi mosso. Parafrasando un celebre successo cinematografico, Allegri sembra aver riscoperto quella “classe operaia” che già l’hanno scorso ci aveva portati in paradiso. Un gioco fatto di sprint e inesauribile movimento senza palla, soprattutto nel corso della prima frazione di gioco, ha portato alla ribalta un Milan formato Champions, che, pur lasciando a casa un bel po’ di tecnica, si è divertito e ha fatto divertire. Servirà anche questo contro la Juventus di Conte, che ha fatto proprio della corsa la sua grandissima forza. IN RIALZO.

Una breve nota la volevamo dedicare all’ingresso di Filippo Inzaghi, ben oltre il 90’. Lungi da noi voler fare sterili polemiche e inutili accuse, riteniamo che un campione della sua levatura, a prescindere dalla sua forma fisica e dalla sua età, non meriti un simile trattamento da parte del nostro allenatore. Se non altro per tutto quello che ha fatto con questa maglia addosso e per la meravigliosa scelta che ha compiuto soltanto venti giorni fa. Con il risultato in cassaforte, si poteva inserire almeno un quarto d’ora prima, se non altro per dargli l’opportunità di giocare, l’unica cosa che Pippo chiede e merita di fare. La sensazione, invece, è stata che si sia voluto soltanto fare nei suoi confronti un inutile smacco, che, considerando l’amore che Pippo nutre per questi colori, non meritava affatto! IN RIBASSO.

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