L’enigma là davanti ha un’unica soluzione

Ci risiamo! Ad ogni sconfitta del Milan rispuntano sempre tutti i vecchi interrogativi e dubbi su quanto sia leggera e sterile la prima linea rossonera. Nessuno dimentica che stiamo parlando del miglior attacco (di gran lunga) della Serie A e di una squadra che fra tutte le competizioni in cui è stata impegnata in questa stagione è riuscita a segnare la media impressionante di due gol a partita, ma vero è che la maggiorparte di queste marcature portano la firma di Zlatan Ibrahimovic e l’altra buona parte è opera della premiata ditta, Nocerino-Boateng, troppo spesso fondamentali con i loro inserimenti in area.

E gli altri componenti dell’attacco? Cassano, l’unico che davvero aveva dimostrato una grande intesa con Ibra e si completava alla perfezione con lo svedesone, purtroppo come tutti sappiamo è fuori uso e lo sarà ancora per un pò. Pato ormai è qualcosa di più di un caso e, augurandoci una sua pronta (l’ennesima!) guarigione, non possiamo altro che aggiungere che in quasi due anni ormai, ha dimostrato palesemente di soffrire troppo la personalità e la presenza di un leader come Zlatan e non si è integrato al meglio con quello che si pensava potesse essere il suo compagno d’attacco ideale. El Shaarawy è ancora troppo acerbo e nonostante abbia comunque dimostrato di avere i colpi e tutte le carte in regola per diventare un fuoriclasse, ha bisogno del tempo necessario per crescere. Inzaghi è ormai ai margini della squadra e deve accontentarsi dei dieci minuti che Allegri gli concede nelle poche partite in cui viene convocato.

E Robinho? Il brasiliano, una delle chiavi della splendida cavalcata rosonera verso il diciottesimo scudetto, quest’anno non si sta affermando sugli stessi livelli di un anno fa e, sia in quantità di marcature sia per il volume e la qualità di gioco espresso, sta decisamente deludendo. Oltre a sbagliare un numero infinito di gol, che a volte definire facili sarebbe un pallido eufemismo, soffre ed è troppo condizionato dalla vena del suo “mentore” Ibra. Come tutti i più bravi e famosi gregari che chi ama il ciclismo ha imparato a conoscere nel tempo, anche Binho non brilla e non è utile alla squadra se il fuoriclasse non è in giornata. Quando non viene “imboccato” dall’ex Barcellona, sia nel dettargli il passaggio giusto e sia nel fargli capire quali sono i movimenti da fare per gli inserimenti sotto porta, l’ex City e Real si perde, si smarrisce e, come dimostrato ieri, diventa del tutto evanescente, un vero e proprio corpo estraneo alla squadra.

Ed ecco che l’attacco più micidiale della Serie A, in quanto a numeri, diventa sterile e paurosamente leggero, come troppo spesso accaduto con le grandi squadre in questa stagione. Ma c’è una speranza che uno come me, inguaribile ottimista soprattutto quando l’argomento in questione è il nostro Diavolo, coltiva fino infondo. Ieri ha fatto il suo esordio in maglia rossonera il nuovo acquisto Maxi Lopez. Un attaccante che di peso in attacco ha dimostrato a Catania di saperlo dare e che per caratteristiche tecniche e tattiche potrebbe sposarsi alla perfezione con Ibrahimovic. Sarà solo una speranza o potrebbe trasformarsi in una piacevolissima realtà? Staremo a vedere…

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