Abbiati, un “miracolo” che vale i quarti

Minuto numero tredici della ripresa. Emirates Stadium, Londra: il destino del Milan formato Champions League, paradossalmente, si decide in pochi istanti, non con un gol o con una giocata, o tantomeno, come ha lamentato Arsene Wenger, con una decisione dell’arbitro. Si decide con due parate, due incredibili parate, di Christian Abbiati, numero 32 rossonero.

Gervinho si invola verso la porta, si ferma in area di rigore, prende la mira e lascia partire un destro a giro. La palla incontra le gambe di un ottimo Mexes che devia il pallone. La traiettoria del tiro cambia improvvisamente e sembra destinato ad infilarsi nella rete di un incolpevole Abbiati. Ma, come si suol dire, avevamo fatto i conti senza l’oste, dimenticandoci di chi difende i pali del Milan che, con un riflesso a dir poco felino, riesce a bloccare il pallone tra le gambe e a rinviarlo sulla sinistra, sui piedi di … van Persie.

Esatto, dopo il miracoloso intervento sull’attaccante ivoriano, la palla finisce sul destro della punta olandese che deve solo decidere, da solo davanti al portiere, in quale angolo scagliare la palla del 4 a 0, la palla della “remuntada” impossibile, la palla dei sogni gunners. Il numero 10 e capitano degli inglesi prende la mira e, oltre tutte le previsoni, prova un colpo assurdo, un tocco sotto a scavalcare, imprendibile per ogni portiere normale, ma sfortunatamente per gli uomini di Wenger, e per i tifosi inglesi, in porta nel Milan non gioca un portiere “normale”, bensì un campione, uno di un altro livello. Abbiati alza il braccio e blocca il lob destinato a far impazzire i tifosi inglesi. Il pallone carico di tutti i sogni, le speranza, le paure delle due tifoserie si blocca tra le mani del portierone rossonero. E’ la fine del sogno gunners.

Una partita gestita bene dal numero 32 che si fa a fatica a colpevolizzare per i tre gol, forse l’unico sul quale poteva fare qualcosa di più era il secondo dove ha peccato nel posizionamento, ma la parata decisiva sul 3 a 0 cancella tutto.

Quello su van Persie è stato uno dei tanti interventi miracolosi del portiere rossonero, interventi ai quali Abbiati ci ha abituato nel corso degli anni, interventi destinati a segnare, irrimediabilmente, il cammino della squadra di Allegri. Sono parate, queste,  figlie di una costanza che, a 34 anni, possono avere solo i campioni, solo coloro che fanno il proprio lavoro con passione e dedizione e che, soprattutto, nascono dalla voglia di non fermarsi mai, di non sentirsi mai “arrivati”.

 Per testimoniare questo carattere, questa voglia, questa incapacità di accontentarsi, basta sentire le parole dello stesso Abbiati a fine partita: “Non fatemi tanti complimenti, ho preso comunque 3 gol, e sul secondo ho sbagliato, potevo fare meglio”. Avrà modo di farlo, nei quarti di finale della Champions League.

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