Bologna dà, Bologna toglie

Milan-Bologna. La stessa partita che l’anno scorso ci dava il là decisivo allo scudetto, quest’anno, salvo suicidio di massa, che al momento sembra impossibile, della Juventus, ce lo toglie. Di fronte a questi incredibili, ma al calcio non nuovi corsi e ricorsi storici, viene spontaneo analizzare cosa allora funzionava in quel Milan che adesso, invece, sembra incepparsi.

La differenza che più salta agli occhi è quella riguardante il capitolo infortuni. Lo scorso anno le soste all’infermeria di Milanello erano decisamente minori per numero e per durata. Esclusi i soliti infortuni muscolari di Pato e Nesta, nella rosa rossonera stavano tutti, chi più e chi meno, bene. Quest’anno non è così. Oltrepassata l’incredibile soglia dei sessanta infortuni stagionali, la squadra di Allegri è arrivata nella fase cruciale del campionato con delle ferite che durano da inizio stagione e, per questo, divenute più profonde.

Lo sfiancante doppio quarto di finale con il Barcellona, che lo scorso anno non c’era stato (si era usciti con il Tottenham agli ottavi), ha fatto il resto. Troppi impegni ravvicinati e una rosa ridotta all’osso hanno portato la formazione di Allegri ad affrontare queste giornate sfiancata nel fisico e nella mente. Bisogna, inoltre, dare i giusti meriti alla Juventus. La squadra di Conte sta tenendo dei ritmi altissimi da inizio campionato, insostenibili per ogni altra squadra, senza mai dare un cenno di affaticamento, né mentale né fisico. Questa continua pressione, che l’Inter l’anno scorso non teneva assolutamente, unita alla stanchezza, ha portato i rossoneri a capitolare proprio in quelle partite che sulla carta erano le più abbordabili.

Altro capitolo importantissimo è quello degli scontri contro le cosiddette grandi, che magari non danno tanti punti, ma sicuramente aiutano il morale. Lo scorso anno il Milan era arrivato alla sfida con il Bologna dopo aver vinto entrambe le partite con l’Inter, entrambe con il Napoli, a Torino contro la Juventus (anche se lo scorso campionato tutto era fuorché una grande), pareggiate entrambe con la Lazio e pareggiato in casa con l’Udinese. Quest’anno, invece, si è perso nell’unica sfida contro l’Inter, contro la Juventus una sconfitta e un pareggio, idem contro il Napoli e contro la Lazio. Una differenza abissale, che lascia poco spazio alle interpretazioni.

Infine, la fase difensiva. Al contrario di un comune detto, nel nostro campionato il miglior attacco è la difesa, poiché la stragrande maggioranza degli scudetti li ha vinti la squadra che, a fine stagione, ha avuto la miglior difesa e non il miglior attacco. E proprio lo scorso anno, i rossoneri, pur non avendo il miglio reparto offensivo (65 gol realizzati contro i 69 dell’Inter), hanno avuto di gran lunga la miglior difesa, 24 reti al passivo contro i 39 di Napoli e Lazio, le seconde squadre ad aver subito meno gol. Uno stacco nettissimo.

Proprio questo particolare ha fatto la differenza in sfide decisive, come appunto quella contro il Bologna. Infatti, ai rossoneri allora bastò un solo gol dopo pochissimi minuti (quello di Flamini) per portare a casa la vittoria, potendo contare su una difesa insuperabile, che quest’anno non è mai esistita. Un contropiede nato da errori individuali come quelli che hanno deciso le sfide contro Fiorentina e Bologna, nella scorsa stagione non si erano visti praticamente mai. Insomma, tutto quello che lo scorso anno ci ha consentito di portare a casa il diciottesimo Tricolore, quest’anno ci si è rivoltato contro. E il Bologna ne è stata la prova più emblematica.

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