Adesso la Primavera può (finalmente) sbocciare

Sono passati quasi cinque mese dal quel pesante 1-6 incassato in casa contro la Roma nell’andata dei quarti di TIM Cup e qualcosa nella testa dei ragazzi di Aldo Dolcetti è cambiato. Il salto di mentalità, il livello successivo del gioco è stato raggiunto. E quella di domenica sera a Gubbio è stata la dimostrazione che, dopo tanti anni di sprazzi di luce in annate buie, finalmente adesso la Primavera del Milan può tornare ad ambire i traguardi che gli spettano. Una dimostrazione di cinismo da grande squadra; una squadra capace di aspettare il momento giusto per pungere una Juventus che, seppur avesse il mano la partita, non è mai andata oltre il muro retto a difesa della porta di Piscitelli.

L’avversario (sulla carta) era il più ostico che potesse capitare. Per caratteristiche tecniche ed individualità, la Primavera della Juventus era data come netta favorita per la vittoria finale di queste Final Eight. Ma la preparazione della partita da parte di mister Dolcetti è stata perfetta: Ely e Ferreira in mezzo alla difesa a limite il raggio d’azione di Libertazzi (costretto alla sostituzione); Bertoni nel ruolo di play di centrocampo a impostare l’azione, con Hottor e Innocenti ai suoi fianchi meno brillanti in fase offensiva ma con l’intento di bloccare le avanzate di Spinazzola, Ruggiero e Beltrame, il trio di fantasisti della Juventus. Poi ci ha pensato la coppia del gol, Comi-Ganz, a fare il resto. Partita opaca per l’ex Torino, ma tanti kilometri di sacrificio nelle gambe, con il suo compagno di reparto che ha confermato di avere nelle vene lo stesso sangue di suo padre, Maurizio Ganz. Un 2-0 che non lascia commenti.

Il prossimo appuntamento per la compagine di Dolcetti è fissato per domani sera, con un derby tutto milanese contro l’Inter che vorrà dire molto in chiave scudetto. Gara secca, dentro o fuori. Il Tricolore, quest’anno più che mai, è alla nostra portata. Giovani campioni o promesse mai veramente esplose, la linea del successo per questi ragazzi è sottilissima. Prima però bisogna tornare a casa con uno Scudetto cucito sul petto.

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