Capello sbarra la strada a tutti: “In Italia non torno”

Giura di amare il suo Paese, e spera di vedere gli azzurri andare in fondo all’Europeo, anche se sa che sarà dura. Ma in Italia Fabio Capello tornerà a lavorare al massimo da commentatore tv, non certo da allenatore. “Nella maniera più assoluta, ho già fatto abbastanza in Italia, da 5 anni lavoro all’estero e sto bene“, sorride il friulano che, dopo aver vinto con Milan, Roma e Juventus, a febbraio ha lasciato la guida della nazionale inglese poco dopo aver conquistato la qualificazione al torneo continentale. In Polonia e Ucraina, quindi, Capello non sarà protagonista, ma della sua esperienza inglese non vuole, o non può, parlare a margine di una cerimonia a Milano, dove ha ricevuto il diploma honoris causa dal Master in strategie per il business dello sport dell’Università Cà Foscari di Venezia.

Sullo scandalo delle scommesse illegali emerso nei nostri campionati, invece, ha idee chiare e giudizi duri. “Sembrava impossibile che potesse ripetersi, ma purtroppo non si può entrare nella testa delle persone: quello per il gioco non è un tarlo ma una malattia“, è convinto il friulano classe 1946, che cominciava la sua carriera di allenatore quando a inizio anni Ottanta esplodeva il caso del Totonero, con giocatori e squadre di serie A coinvolti. “Conosco persone che non possono fare a meno di giocare, scommettere, puntare, andare al casinò e non hanno limiti – racconta l’ex ct dell’Inghilterra -. Su questo marciano quelli che intervengono illegalmente nel mondo dello sport“. E quelli a volte sono gli ultrà che, va ripetendo Capello da almeno un paio di anni, in Italia hanno troppo potere. Ne è sempre più convinto? “Su questo – taglia corto – ho già dato“.

Le indagini hanno condizionato anche l’avvicinamento della Nazionale all’Europeo. “L’Italia ha avuto infortuni e problemi che non ci aspettavamo e questo non aiuta, soprattutto perché l’esordio è con la Spagna, la favorita secondo me – osserva Capello –. Però gli azzurri hanno ritrovato un po’ di serenità con la visita al campo di concentramento di Auschwitz, è stata la medicina migliore. Anni fa ci sono stato, quel posto fa tornare con i piedi per terra“. Tormentate sono state anche le vigilie dei Mondiali vinti dall’Italia nel 1982 e nel 2006 “ma – ha notato l’ex ct inglese – questa volta non so se la nazionale riuscirà a ricompattarsi. Sarebbe molto importante per dare una scossa e una risposta positiva al calcio italiano“. Se quello italiano ha pochi soldi e pochi investitori, il calcio spagnolo è alle prese con un notevole indebitamento. Chi sta meglio? Capello ci pensa, e sorride amaro: “Facciamo scopa, eh…“.

(Paolo Cappelleri per “Ansa”)

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