4-3-3 con falso nove, istruzioni per l’uso

Stagione nuovo, Milan nuovo. Più del 31 dicembre alle 11.59, minuto in cui un po’ tutti, tra un countdown e l’altro, progettiamo cambiamenti drastici e promettiamo di essere anche ciò che non siamo. Qui senza Thiago Silva, ma, soprattutto, senza Zlatan Ibrahimovic c’è da inventare qualcosa di davvero travolgente per rinascere. Anzi, più che travolgente basterebbe coinvolgente. Perché i tifosi non fanno gli abbonamenti, gli addetti ai lavori sono scettici e la stessa squadra, in quanto ad autostima, ha ricevuto una bella botta.

Allegri la formula, un po’ anche grazie all’Europeo, sembra averla trovata. Si chiama 4-3-3 con falso nove e fin ora, anche in rossonero, sembra essere in grado di sorprendere le difese avversarie. Varata nella partita contro l’Olimpia, test forse non troppo probante, ha avuto come protagonisti Robinho, largo a destra, El Shaarawy nello stesso modo a sinistra e Cassano al centro ma libero di svariare su tutto il fronte dell’attacco. La chiave sta nel sacrificio degli esterni che, come ha detto il mister, dovranno mettersi  bene in testa di dover correre come terzini. L’esempio più azzeccato è quello di Eto’o ai tempi del triplete, infondo se un campione come lui ha fatto una stagione a coprire tutto il campo, lo stesso possono fare i nostri.

In questo modo gli scenari cambiano. Si gioca senza trequartista e si spera nella ritrovata vena di Pato, il giocatore che, ad oggi, è “il più prima punta” in rosa. Il ruolo, come in America, potrebbe ricoprirlo, con caratteristiche più vicine al Fabregas degli Europei, anche Antonio Cassano che, sinceramente, a correre sulla fascia proprio non si potrebbe vedere. Gli esterni d’attacco dunque, oltre i sopra citati Robinho ed El Shaarawy saranno Boateng e, in caso di necessità, il duttile Emanuelson. Due ex centrocampisti per cui quel ruolo potrebbe risultare meno pesante rispetto ad altri. I centrocampisti, quelli che rimarranno tali, avranno, Nocerino lo sa bene, licenza di inserirsi.

E se arrivasse Kakà? Ecco spiegato il motivo per cui Allegri pensa di far giocare il brasiliano davanti alla difesa. Per il classico 10 non c’è spazio, mentre un cervello a dettare i tempi in mezzo al campo può sempre fare comodo. Tutto chiaro? Il 26 agosto non ci sarà più il tempo per fare esperimenti. Il dopo “palla a Ibra, tanto dietro ci pensa Thiago” è finito. Ora si gioca da squadra, con umiltà e sacrificio. Capito Antonio?

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