Riecco Dinho, ma è uno sfogo al veleno: “Allegri non mi dava l’opportunità di esprimermi”

Quasi tutti i campioni quando imboccano la strada del tramonto vorrebbero far retromarcia e tornare indietro, agli albori, ai primi fasti. Nella loro mente si innesca un meccanismo di finto autocompiacimento, di difesa spassionata e spudorata del proprio gioco, di negazione dell’evidenza. Lo scorrere del tempo è un processo inevitabile, ma i più grandi non riescono ad accettarlo.

Anche Ronaldinho ha attraversato e ancora attraversa uno di questi momenti. Ha giocato sotto il cielo di tanti stadi, ha vinto tutto quello che c’era da vincere, ma ora pian piano il suo sorriso, il suo blasone insieme ai suoi dentoni stanno andando nel dimenticatoio. Gli attimi perfetti, sono pochissimi e rapidi, proprio perchè così perfetti. La felicità è una rarità. Infatti il Ronaldinho del Barça è stato il giocatore più forte al mondo, ma quello del Milan un’altra cosa. La magia stava già svanendo, come era normale che fosse.

Eppure Dinho, dopo tanto tempo dal suo addio al Milan, continua ad incolpare Allegri del suo deludente flop: “Un giocatore vuole sempre giocare ma molte volte Allegri non mi ha schierato. Questo mi è dispiaciuto molto. Ero in un buon momento quando ero al Milan ma il non giocare non mi ha dato l’opportunità di esprimermi ed è per questo che me ne sono andato”.

Sicuramente avrà delle attenuanti, Dinho. Ma questo attacco è solo un altro inutile tentativo di allontanare l’idea che quegli anni di gloria non torneranno più.

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