Max abbia coraggio: il 4-2-3-1 puó essere la soluzione

I fischi che accompagnano i giocatori nel tunnel di San Siro, dopo il triplice fischio, sono l’emblema di una serata mai decollata. Il Milan conferma le defezioni mostrate in questo inizio di stagione. Troppo brutta questa nuova versione per essere vera rispetto a quella che, meno di un anno fa, non sfigurava affatto ribattendo colpo su colpo ai campionissimi blaugrana.

Lo 0-0 con l’Anderlecht, in casa, é maturato dopo una prestazione deludente, quasi deprimente. Assenza di idee e prevedibilità le peculiarità del “gioco”. Non puó continuare a costituire un alibi la duplice cessione estiva di Thiago e Ibra. Ed é ancora piú dura quando il destino ci mette lo zampino: mentre il Milan faticava a tessere trame di gioco quantomeno decenti, il Psg volava sopra le ceneri della Dinamo Kiev, grazie alle reti di Ibra prima, di Thiago poi. Un colpo al cuore per tutti i tifosi che assistevano imbronciati sulle seggioline di San Siro. Pochi, pochissimi a comporre uno scenario davvero sconfortante per questa gloriosa società.

Bisogna alzare la testa, ritrovare la convinzione. Soprattutto, Allegri dovrà tirare fuori dal cilindro la novità che possa far svoltare la stagione. Il modulo cucito addosso a Ibra, per ben due anni, non ha piú l’aspetto del capo di sartoria delle serate di gala. Risulta sgualcito, ora, addosso a una squadra che ha cambiato in tutto le sue sembianze. Mutatis mutandis, dicevano i saggi romani. Qualcosa va cambiato, diciamo oggi.

Il 4-2-3-1 puó essere la soluzione ai mali di una squadra priva di idee. De Jong tornerebbe nella posizione che gli é stata congeniale nel City e nell’Olanda. El Shaarawy (grande impatto nella partita: suoi gli unici spunti interessanti della serata) verrebbe schierato esterno alto a sinistra come a Padova, Robinho a destra, il Boa dietro le punte. Uno, tra Pazzini e Pato, impiegato come freccia della balestra. Occorrerà maggiore sacrificio nell’interpretazione del nuovo modulo, per evitare di lasciare scoperta una difesa che ha ritrovato in Mexes, il punto fermo da cui ripartire.

Sia coraggioso Allegri, come lo é stato in passato: Ronaldinho, Pirlo, Gattuso e Inzaghi portano ancora addosso i segni delle “frustate allegriane” (passatemi il termine). E non va dimenticata l’assenza prolungata di Montolivo che nel centrocampo rossonero sarebbe il geometra adatto a dirigere i lavori nel cantiere. Questo Milan operaio ne ha bisogno, con urgenza.

Twitter: @riccardo_vetere

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