Perché è giusto continuare con Allegri

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A. Distaso – Eurosport

Dunque, si continua con Allegri. Se sarà fino al derby del 7 ottobre o fino al termine di questa stagione, ancora non è dato sapersi. Quello che appare abbastanza evidente è che il tecnico livornese e il Milan non onoreranno il contratto con scadenza giugno 2014 rinnovato lo scorso mese di gennaio. Giusto così perché, al di là del supporto (solo a parole) manifestato dalla dirigenza, le ultime vicende di casa rossonera (dallo smantellamento della squadra dell’anno scorso alle inutili polemiche agostane sulla gestione delle amichevoli e degli infortuni) mostrano chiaramente il contrario. Ed è altrettanto corretto che Allegri, al termine di un’annata che si preannunciava e si sta effettivamente dimostrando di sofferenza, possa liberarsi del pesante fardello di svolgere il ruolo di unico capro espiatorio soltanto in virtù del suo lauto compenso.

Contro l’Udinese si è visto almeno un Milan battagliero, che anche in 9 contro 11 ha tentato di ribaltare un destino avverso. Un Milan che, per lunghi tratti, ha stazionato nella metà campo avversaria e ha proposto soluzioni tattiche differenti per arrivare alla conclusione. Finalmente si è visto un gioco sugli esterni più insistito e un’intensità maggiore rispetto alle precedenti uscite. Ma ancora non basta. Il gioco latita, la circolazione di palla è sempre troppo lenta e diversi interpreti continuano a mostrarsi inadeguati. Su tutti, Montolivo non riesce a imporsi, per quanto sia l’unico elemento di qualità nella mediana di Allegri, e la difesa continua a commettere ingenuità imperdonabili, su tutte con un Mexes che sta confermando di essere stato sopravvalutato al momento del suo acquisto. E che dire di De Jong e Bojan, sbandierati come grandi colpi del mercato “last minute” e ancora ai margini del progetto tecnico?

A fronte di questo, le colpe dell’allenatore sono davvero poche se proporzionate ai disastri combinati dalla proprietà negli ultimi mesi. Pensare di poter competere anche solo per il terzo posto è una chimera con questa squadra, svuotata di tecnica e di personalità da un’opera di “sforbiciamento” senza precedenti. Eppure, le voci di ultimatum per il tecnico proseguono, così come quelle del ritorno di alcuni ex senatori (Inzaghi, Gattuso, Maldini) nello staff tecnico. Perché? Semplice: chi ha abituato tutti, negli anni, a essere un vincente in ogni campo non può vedere macchiata la propria immagine da una stagione calcistica che rischia di essere la peggiore di sempre nel corso di una gestione di oltre 25 anni. Molto più comodo scaricare le colpe sul solito sarto (Zaccheroni docet) incapace di lavorare la stoffa di qualità che gli è stata messa a disposizione.

Quante analogie con quel marzo del 2001 dopo il pareggio interno col Deportivo che costò l’eliminazione dalla Champions League… Oggi come allora, un allenatore già individuato come unico responsabile della disfatta e praticamente rassegnato al proprio destino. L’unica differenza è che Allegri potrebbe davvero terminare la stagione e il motivo è evidente. Non ci sono sostituti all’altezza (nemmeno fra i potenziali traghettatori) e liquidare oggi il livornese comporterebbe un costo esagerato per le casse (vuote) del club di via Turati. Eppure ci sono una data e un appuntamento particolare (7 ottobre, il DERBY) che potrebbero mutare lo scenario. Un’ulteriore debacle in quella che oggi può essere già definita la “sfida dei delusi” verrebbe a cadere in concomitanza della seconda sosta di due settimane per le gare della Nazionale di Prandelli. Due settimane in cui il Tassotti di turno o chi per esso avrebbe quanto meno il tempo utile per lavorare col gruppo dal punto di vista tattico e psicologico, nel tentativo di imprimere una svolta. Domani, comunque, si torna in campo e vedremo se il match casalingo col Cagliari sarà l’ennesima occasione del rilancio o un’ulteriore stazione della via crucis rossonera.

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