Un compleanno faraonico in un mare di equivoci tattici

L. Dimitri – Leccesport.it

Il Milan vince ma non esce dalla crisi. Nell’anticipo serale della 9ª giornata i rossoneri giocano male, ma alla fine superano 1-0 il nuovo Genoa di Del Neri grazie al gol segnato dal solito El Shaarawy a un quarto d’ora dalla fine. A San Siro Allegri ripropone il 3-4-3 introdotto a Malaga, ma le risposte non sono positive. Proprio come in Spagna i rossoneri sono ben disposti in campo e lasciano poco spazio agli avversari, ma peccano nella costruzione della manovra. Il predominio territoriale del Milan non produce tiri in porta, mentre il 4-4-2 scelto da Del Neri – all’esordio sulla panchina rossoblù al posto di De Canio – controlla senza particolari problemi la partita.

Ci sono ancora troppe cose che lasciano perplessi e trovano una difficile spiegazione. Prima di tutto c’è l’ennesimo cambio in difesa. Rispetto alla partita di Malaga, ci sono Zapata e Yepes al posto di Mexes ed Acerbi. Ancora uno stravolgimento, ancora una mancanza di equilibrio. La partita di oggi non ha visto lavorare più di tanto la nostra difesa, visto che il Genoa è venuto a Milano esclusivamente per difendersi. Ma nella prima frazione, Zapata è sembrato un tantino spaesato. Tre errori da categoria inferiore, davvero madornali. Ma, al di là della qualità dei singoli non si può pretendere equilibrio se dal timone le idee sono confuse.

Facendo un passo in avanti sembra ormai un delitto di risoluzione impossibile la posizione in campo di Emanuelson. Il ragazzo ha gamba, è in forma e si vede, ma viene confinato puntualmente in una zona del campo in cui vengono limitate le sue doti maggiori. La soluzione della difesa a tre, ancora molto opinabile, presuppone l’impiego sulle fasce di gente che non si limiti al compitino, ma che sappia arrivare sul fondo e giocare il pallone. Nella difesa a quattro, forse l’olandese era improponibile, ma il nuovo modulo sembra fatto apposta per le sue doti di fluidificante e grande corridore. Peccato che poi, un ragazzo nato terzino, venga impiegato nei tre d’attacco. Se, poi, chi gioca in quello che dovrebbe essere il suo ruolo corrisponde al nome di Luca Antonini o Kevin Constant, si sfiora il limite del ridicolo.

Molti sono ancora gli equivoci tattici che non hanno trovato una soluzione nonostante la vittoria. Manca una fisionomia, manca un filo conduttore per legare i reparti fra di loro, manca armonia. Il primo tempo di ieri è stato da sagra degli errori, da una partita di medio-bassa classifica in Serie B. Per fortuna che poi, a fare la differenza, ci pensano sempre e solo i campioni. In questo Milan, l’unico degno di poter essere etichettato in quel modo, si chiama Stephan El Shaarawy.

Sette gol in dodici partite, un’abilità a saltare l’uomo con una facilità impressionante, correre dal 1′ all’ultimo minuto, un tiro che fa male, coprire e tornare come, e meglio, di un terzino. In generale, tanta ma tanta personalità. Tutti numeri da fenomeno, da grandissimo. Il resto è nulla, è buio. Solo tanta mediocrità e tanta confusione. Ma una cosa è certa, il ragazzino ora è grande ed è un grande, grandissimo Faraone!!!

 

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