La stella italo-egiziana traccia la via per piccole e grandi smarrite

A. Sironi – Caporedattore SpazioMilan.it

Proprio nell’antico Egitto si iniziò a studiare l’astronomia. Materia complessa e affascinante che, a distanza di epoche, tiene banco e non perde valore. Osservando il firmamento rossonero il corpo celeste più bello e splendente ha radici egiziane. Così, come ieri la stella Sirio indicava le piene stagionali del Nilo, oggi Stephan El Shaarawy traccia la via del gol. Il caso. Il Milan. Il cielo.

Un percorso segnato quello del piccolo Faraone, da sempre destinato a non essere uno qualsiasi. A Milanello si aggrappano a lui, sognano di rimanere con lui (e grazie a lui) nell’olimpo del calcio. Ma solo il suo contributo non basta, non può bastare. I numeri, pur strabilianti, hanno la necessità di essere supportati dalle tante altre stelle che popolano l’universo Milan: da Pato a Pazzini, passando per Robinho, Boateng, ma anche Bojan, Emanuelson e Niang.

Tutti sembrano aver perso la tramontana. Se Pato, vessato dai problemi fisici, deve fare i conti con la fiducia nei propri mezzi che tarda a tornare quella di un tempo, Niang, pur non avendo ancora dimostrato nulla, dovrà fare un bagno di umiltà prima di poter avere nuovamente un’occasione. Se Robinho ha perso il sorriso tra infermeria e palestra, Pazzini è alla ricerca della griffe che conta. Con un Bojan e un Emanuelson vivaci ma poco precisi sotto porta, Boateng distratto e Nocerino ancora a secco.

Resta sempre e solo El: fisicamente ok, psicologicamente al top. I gol sono nei suoi piedi. La strada intrapresa del baby talento è quella giusta. Ora starà agli altri seguirlo.

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