
Uno è del 1992, l’altro del 1989. Tutti e due sono dei fenomeni e hanno delle qualità tecniche impressionanti. Insieme potrebbero rappresentare una coppia d’attacco completa, fortissima e soprattutto giovane e a lungo termine. Ma gli elementi in comune finiscono qua. Stiamo parlando di Stephan El Shaarawy e Alexandre Pato. Croce e delizia per i tifosi rossoneri. La differenza è una e sostanziale. Quello del ’92 gioca, parla e si comporta da capitano. Quello dell’89’ se ne frega dei compagni, dell’allenatore e adesso anche della maglia che indossa.
Pato vuole giocare. Ma probabilmente anche Allegri vorrebbe impiegarlo di più, qualora il ‘Papero di Cristallo’ non si infortunasse ad ogni ‘un-due-tre’. La pretesa di tornare a disposizione dopo svariati stop e trovare subito una maglia da titolare è a dir poco fuori luogo. El Shaarawy,dimostrando personalità che neanche il Pato dei tempi migliori ha mai avuto, ha letteralmente preso in braccio il ‘Diavolo’, trascinandolo a suon di goal sia in campionato che in Champions.
Bojan, con la sua continuità di rendimento, sta rendendo più agevole il lavoro del ‘Faraone’. Pazzini, senza mai fiatare, sta provando a sfruttare lo spazio che gli viene concesso, mentre Robinho, reduce da un fastidioso infortunio, attende in silenzio il suo momento. In silenzio. Pato, invece, no. Pato pretende di giocare. E ci si domanda perché. Il suo unico goal in stagione, prima del facile tap-in di mercoledì, lo ha segnato contro il Malaga, nel finale di una prestazione pessima. E sul brasiliano pesa inoltre come un macigno il rigore fallito contro la Fiorentina. Se è vero che l’ingresso in campo di Niang, preferito a lui nel finale del match di Napoli, non ha contribuito a metterlo di buonumore, è altrettanto vero che pretendere una maglia da titolare appare fuori luogo e che, sicuramente, lo sono ancor di più le dichiarazioni nel post-gara.
This post was last modified on 25 Novembre 2012 - 12:17