Gattuso: “Il Milan lo sento sempre dentro. Allegri? Certe parole fai fatica a digerirle…”

Ringhio è sempre Ringhio. Col Milan nel cuore, anche oggi che guida il Sion da vero condottiero. In un’intervista al Guerin Sportivo, Gennaro Gattuso ha parlato dei suoi ex compagni e degli obiettivi rossoneri.

Io amo il Milan. E’ stato un sogno che è durato 13 anni – ha spiegato il centrocampista -. Mi considero un ultrà che ha avuto il privilegio pazzesco di alzare la Coppa dei Campioni, di vestire la fascia da capitano e di essere diventato il sesto milanista di ogni tempo per presenze in campo”. Ancora una volta si parla dell’addio della scorsa primavera: “Ho un grandissimo rapporto con la società che ringrazierò sempre, ma volevo continuare a giocare. Mi hanno fatto sentire sì importante, ma in un ruolo diverso da quello che volevo io. Io non so ancora andato via dal Milan. Lo sento dentro. In questi mesi ho evitato di andare in sede a salutare le persone cui voglio bene, ma l’ho fatto soltanto perché altrimenti sarebbe scoppiato il finimondo sui giornali. Però sentire che si parla bene di me, che ci sono affetto e stima, mi fa capire che ho preso la decisione giusta e che vale la pena essere dei passionali sul lavoro”. Poi la consueta domanda su Massimiliano Allegri: “Con Max ho un grande rapporto. Siamo stati compagni di squadra, abbiamo vinto uno scudetto insieme, ma quando senti certe parole fai fatica a digerirle. Io ho un carattere che mi ha fatto tanti errori, ma se sono anche riuscito a fare parecchie cose buone è sempre per via del mio carattere testardo e orgoglioso. Quando sento di essere un disturbo, prendo e vado. Lo faccio in famiglia, con chi mi vuole bene, figurarsi se c’è di mezzo il lavoro. Ho bisogno di sentire vibrare, di turbarmi per ciò che faccio. Questo non era più possibile e allora ho deciso di togliere il disturbo”.

Il futuro in panchina non è ancora nei pensieri di Gattuso: “Mai affrontato questo discorso con nessuno. Mai, lo giuro. Non è con una telefonata di cinque minuti che si fa una cosa del genere. Il Milan è troppo per me, devo ancora mangiare tanta polvere. Però mi piacerebbe intraprendere la carriera da allenatore: la convinzione mi è venuta durante il corso a Coverciano. Ho voglia“.

Capitolo spogliatoio, con qualche aneddoto curioso:  “Non si possono muovere critiche soltanto perché vedi delle dinamiche che non rispondono al tuo codice. In questo aveva ragione Ancelotti, che mi diceva sempre: “Vedrai Rino, i calciatori non sono tutti uguali, nessun cavallo corre come un altro”. Ora lo comprendo. L’errore è pretendere che la generazione dopo di te sia uguale alla tua. Non mi piacevano i capelli di El Shaarawy, le sopracciglia. Forse adesso gli mancheranno i miei schiaffi. Ma ripeto: sbagliavo io. Lui sta anzi dimostrando di essere un fenomeno“.

Infine, sulla stagione attuale del Milan: “È curiosa questa cosa: quando noi senatori eravamo lì e si prendevano le mazzate era sempre colpa di noi vecchi. Oggi lo è perché non ci siamo più. È chiaro però che avere lasciato partire otto senatori e due fenomeni ha avuto un peso enorme. La cosa più importante, molto importante, è comunque aver passato il turno di Champions League. È stata decisiva la volontà di Berlusconi e Galliani di difendere Allegri nel momento più difficile. Nessuna società al mondo avrebbe avuto quella forza e quel coraggio“.

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