Kakà fa rima con qualità, in mezzo al campo più che sulla trequarti. Intanto il “libero mercato” dell’UE mantiene spinoso il discorso ingaggio: ecco perché

Il direttore di SM, Christian Pradelli, con il presidente Berlusconi
Il direttore di SM, Christian Pradelli, con il presidente Berlusconi

Ne ho sentite talmente tante che mi vien da ridere”. Massimiliano Allegri ha risposto così ieri pomeriggio a chi gli chiedeva anticipazioni su come vorrà far giocare Ricardo Kakà nel suo Milan. La risposta dell’allenatore rossonero non può che essere questa, soprattutto perché – non dimentichiamolo – il brasiliano è ancora a tutti gli effetti un giocatore del Real Madrid. Anche se le possibilità di un ritorno a Milano fossero al 99,9 per cento il tecnico di una grande squadra non risponderebbe mai pubblicamente su questioni tattiche relative all’elemento di un’altra rosa prestigiosa come quella dei blancos. Limitiamoci, quindi, a qualche ipotesi, più o meno accreditata negli ambienti di Milanello.

E’ vero: Kakà potrebbe ritagliarsi un ruolo importante davanti alla difesa. Nell’ipotesi del 4-3-3 il brasiliano assisterebbe Riccardo Montolivo nel delicato compito di playmaker, sgravandolo dal doppio ruolo di regista e interditore. Con la sua innegabile qualità, ma con l’evidenza di un età avanzata e di una forma fisica balbettante negli ultimi anni, Kakà diventerebbe una fonte di gioco formidabile, in grado di raccogliere una volta per tutte il testimone di quella che fu ufficialmente la mission di Andrea Pirlo prima e Mark Van Bommel poi (con risultati chiaramente diversi, giustificati dalle caratteistiche diametralmente opposte dei due), senza dimenticare quella ufficiosa, assegnata ad un certo Thiago Silva. Insieme a Kakà e Montolivo, il terzetto di centrocampo verrebbe completato da Sulley Muntari, primo candidato alla maglia da titolare, davanti ad Antonio Nocerino e Mathieu Flamini.

Diverso, invece, è il discorso relativo all’eventuale 4-2-3-1, dove Montolivo rimarrebbe in cabina di regia insieme ad un mastino stile-Muntari (o al redivivo capitan Ambrosini), con Kakà avanzato insieme a Stephan El Shaarawy e uno tra Kevin-Prince Boateng e Urby Emanuelson. Un’opzione, quest’ultima, che vedrebbe il brasiliano nei consueti panni di suggeritore dietro alla punta, ma che allo stesso metterebbe in serio dubbio la permanenza di Robinho, il quale nell’economia della squadra risulterebbe una vera e propria eccedenza, se non altro perché è anche l’unico ad avere realmente mercato.

Tanti bei discorsi che, però, saranno iscritti all’ordine del giorno delle riunioni tecniche di Allegri solo quando Kakà avrà deciso le sorti del suo ingaggio (si attende una decisione per oggi). Il regime fiscale spagnolo, introdotto con la famigerata “Ley Beckham”, prevede che Kakà possa caricare il bilancio del Real Madrid “solo” di 12,3 milioni lordi a fronte di 10 netti accreditati ogni anno sul proprio conto corrente. Questo significa che se anche il Milan volesse mai erogare lo stesso stipendio al brasiliano sulle casse di via Turati il peso sarebbe quasi il doppio di quello che grava sui conti del club spagnolo. Una vera e propria follia che, tra l’altro, fa a pugni con i concetti di “concorrenza” e “libero mercato” dell’Unione Europea, quel sistema politico ed economico che dovrebbe garantire quantomeno un’omologazione di regole tra i propri Paesi membri.

Se ne renderanno conto, si spera. A cominciare da Florentino Perez che, pur agevolato da un fisco “diverso” dal nostro, vorrebbe tanto liberarsi di un calciatore il cui utilizzo è inversamente proporzionale all’onerosità. Appuntamento a domani, primo vero “Giorno X” del mercato di gennaio rossonero: il Prado attende Galliani.

Twitter: @Chrisbad87

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