Da Marassi a Marassi: due anni dopo, ecco il nuovo Emanuelson

Emanuelson, Pato26 gennaio 2011: a Marassi gli uomini di Allegri si giocano il passaggio alla semifinale di Coppa Italia affrontando una Sampdoria in crisi nera. Ribaltoni in panchina, acque agitate in società e tifosi in protesta contro una squadra accusata di non metterci il giusto impegno sono lo sfondo della partita di Genova. Nei rossoneri a centrocampo spuntava un nuovo nome: Urby Emanuelson, appena sbarcato a Milano da Amsterdam. Gallani (con la partecipazione di Raiola) aveva virato sul classe ’86 dell’Ajax per necessità più che virtù del giocatore stesso, che non ha mai convinto del tutto fin dal primo giorno.

13 gennaio 2013: il Milan (sempre di Allegri, visti i tempi) torna a Marassi contro una Sampdoria uscente da due anni da incubo. E con Milan, anche Emanuelson tornerà nella stadio dove la sua avventura rossonera ebbe inizio. In due anni, l’olandase è stato utilizzato dal tecnico milanista come un jolly, una variante da poter mettere dove serviva: è stato terzino, mezz’ala, trequartista, attaccante esterno e nella testa di Allegri balenava anche l’idea di provarlo come falso nueve, “alla Boateng” per intenderci. Le sue prestazioni sono state altalenanti quanto la sua crescita: in alcuni momenti della stagione sembrava potesse essere finalmente sbocciato prima di tornare un giocatore nella media, da 12esimo uomo nel Milan allegriano.

Ma i numeri sono dalla sua parte: 73 presenze e 5 gol in due anni di Milan sono il segno che lo spazio per Emanuelson c’è sempre stato. Ha ricevuto molte critiche, ma l’impegno sempre messo in campo paga. Non sarà un top player, ma per vincere uno Scudetto servono anche normal player come lui.

Twitter: @SBasil_10

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