El Shaarawy: “Credo al terzo posto e sogno l’arrivo del mio idolo Kakà. Balo non è folle. Su Niang…”

Milan - CagliariLa più bella sorpresa della stagione rossonera ha un solo nome e cognome: Stephan El Shaarawy. Che il piccolo faraone dalla cresta alta avesse numeri da grande campione, lo si era intuito immediatamente; che fosse in grado, a soli 20 anni, di prendersi sulle spalle un Milan malato e trascinarlo da solo verso le parti alte della classifica, forse nemmeno lui se lo aspettava. Con quel sorriso pulito, semplice, e con quella cresta che fa ormai tendenza, Stephan El Shaarawy è riuscito a conquistare in poco tempo tutti i tifosi rossoneri.

Il baby gioiellino rossonero parla da “grande”: la squadra prima di tutto, il risultato prima della prestazione personale. E i gol? “Non è una vita che non segno. Sono due partite, quattro in campionato, ma in mezzo c’è stato il gol in coppa Italia alla Juve. Quindi sono due”.

Nell’intervista concessa alla Gazzetta dello Sport, El Shaarawy ha parlato prima del suo nuovo compagno di reparto, Mbaye Niang“E’ bravissimo, si sta integrando in fretta e in allenamento fa vedere grandi cose. Mi ricorda un po’ Balotelli, per la forza che ha. Niang ha solo diciotto anni, ma ha una forza fisica impressionante. La sua cresta? Ah, io non c’entro nulla. Si è presentato con quella stella sotto la cresta…”. Inevitabile, quindi, la domanda su quelli che potrebbero diventare suoi nuovi compagni, Balotelli e soprattutto il suo idolo, Ricardo Kakà: “E’ la società che decide quali sono i calciatori che possono arrivare. Posso solo dire che Mario è un giocatore di altissimo livello, che in nazionale con lui mi sono trovato molto bene, e che non penso proprio che sia folle. Cosa penso di Kakà? Era il mio idolo, lo è sempre stato. Da ragazzino sognavo semplicemente di incontrarlo. Mi interessava come giocatore ma anche come uomo, perché mi sembrava una persona buona, proprio come me. Mi identificavo in lui. Quando l’ho incontrato a New York gli ho chiesto la maglia, e quando se l’è sfilata e me l’ha data per me è stata un’emozione fortissima. Kakà era esattamente come me lo ero immaginato: una persona positiva oltre che un campione. Potrebbe dare tanto al Milan“. 

Per due campioni che potrebbero arrivare, un altro se n’è appena andato: Pato? Mi dispiace che se ne sia andato. Poteva fare ancora tanto per il Milan. Se è stato un buon profeta nel dire che farà meglio di lui? Speriamo. Per ora non ho certo fatto più di lui al Milan”. Resta umile il faraone, seppur abbia chiuso il girone d’andata a quota 14 gol: “Prima di tutto è stata importante la fiducia dell’allenatore. Anche ora mi dà sicurezza, mi dice: “pensa a come giochi, il gol arriverà“. E ho sempre avuto anche la fiducia dei compagni e della società. Secondo, l’esperienza dell’anno scorso. Non tanto la partita, ma i ritmi dell’allenamento e la convivenza con tanti campioni, che mi hanno fatto maturare mentalmente. Terzo, la presenza costante dei miei genitori, di mio fratello, del mio procuratore. Mio padre ha cambiato lavoro per seguirmi. Sono sempre con me, e per un giovane è fondamentale”. 

Tra i tanti gol segnati nel corso di questa stagione, alcuni sono rimasti nel cuore di El Shaarawy: “Il gol all’Udinese, quello segnato a Bruxelles all’Anderlecht e quello segnato al Genoa. Speciale, perché era il giorno del mio ventesimo compleanno. E soprattutto il gol allo Zenit. Bello e importante, perché era un momento complicato per la squadra”. Una squadra che sta lottando per raggiungere il terzo posto in campionato: “Io ci credo. Ci credevo quando eravamo undicesimi, figuriamoci ora…”.

Infine, una battuta sul big match contro il Barcellona, una sfida dal risultato scontato pe rmolti, ma non per il faraone: “Io e i miei compagni non la vediamo così. Si parte da zero a zero e siamo 11 contro 11. Non sarebbe la prima volta che il Barça parte strafavorito e viene battuto dal Milan. Sono giovane, ma so abbastanza di calcio per dire che le partite vanno giocate. Noi non molliamo niente“.

 

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