Voci (rossonere) fuori dal coro: Gattuso e Seedorf sull’episodio di Busto

SPORT, CALCIO: MILAN- LAZIOL’eco è tutt’altro che svanita, anche ad oltre 24 ore dall’increscioso episodio di razzismo verificatosi a Busto Arsizio durante l’amichevole tra Pro Patria e Milan. Nella giornata di ieri, e ancor oggi, sono state tantissime le manifestazioni di vicinanza a Kevin Prince Boateng, autore dell’insolito, ma condivisibile ed apprezzato, gesto di togliersi la maglia ed abbandonare il terreno di gioco dello “Speroni”.

Come per ogni cosa, però, c’è da registrate anche il rovescio della medaglia, costituito dalle dichiarazioni controcorrente di due grandi ed indimenticati ex rossoneri, Rino Gattuso e Clarence Seedorf. Il centrocampista calabrese, oggi al Sion, ha dichiarato al Corriere della Sera: “Da tanti anni abito a cinque chilometri da Busto e posso testimoniare che quella zona è piena di stranieri. Non ho mai avuto notizia di episodi di razzismo: a Busto non sono razzisti, quello che è successo è tutta colpa di un gruppetto di imbecilli”. Il mastino di Corigliano, poi, non se la sente di ingigantire la questione: “Negli stadi, in passato, tante e tante volte abbiamo sentito dei ‘buu’ anche per giocatori che non erano di colore, anzi è capitato pure a me, ma non gli ho mai dato importanza. La reazione di Boateng? Vederlo scagliarsi in quel modo contro la curva deve fare riflettere, lui sicuramente l’ha vissuta come un’offesa alla sua persona, ma io continuo a non vederlo come un discorso di razzismo. Più semplicemente mi pare l’ennesimo episodio di idiozia collettiva da parte di una minoranza. Se siamo convinti che ci sia un problema di razzismo allora bisogna continuare a prendere decisioni forti, e quella di ieri è stata una decisione forte. Io comunque continuo a pensare che l’Italia non sia un Paese razzista. Se il Boa non fa quel gesto, di quello che è successo a Busto se ne parla sui giornali ma la partita va avanti, come sempre”.

Altra voce fuori dal coro è quella del “professore” Clarence Seedorf: “Si dà un segnale, certo. Ma è già successo più di una volta e non credo che cambi davvero le coseAvrebbero dovuto identificare queste persone e sbatterle fuori, poi il 90% del pubblico avrebbe potuto godersi lo spettacolo”. Anche il trequartista nativo del Suriname ha preferito non parlare di razzismo, ma di imbecillità di pochi: “Stiamo dando importanza ad un piccolo gruppo che con il suo comportamento ha provocato tutto questo. Se Boateng fosse stato in grado di identificare come responsabile l’intera curva, allora bisognava sbattere fuori tutta la curva. La questione dovrebbe essere gestita in questo modo”.

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