Capitan Ambro, il contratto è (quasi) una formalità. Il suo futuro sarà ancora rossonero

ambrosini milan-lazio 3 (spaziomilan)Quando un posto è il tuo posto, è sempre troppo presto per dirgli addio. Anche quando si sta per imboccare una strada diversa, c’è sempre tempo per guardarsi indietro e capire che non è ancora il momento per lasciarsi alle spalle tutto. In questo caso, nel caso di Ambro, il tutto è una vita rossonera, di quelle che, se non ci nasci con quella maglia addosso, ti entra dentro col tempo, e non se ne va più.

La sua fascia di capitano è il culmine di una carriera spesa per onorare il Milan, tra successi incredibili, sconfitte cocenti, esclusioni, conferme, gol e periodi no. Ma mai nessuna delusione è stata abbastanza forte da scalfire il suo ego milanista, potente ed incredibilmente autentico. Ha mantenuto il suo legame con questa squadra anche nei momenti in cui, forse, qualcun altro avrebbe lasciato la strada vecchia per un’altra qualsiasi, purché nuova, alla ricerca di certezze e nuovi stimoli.

Oggi, Massimo Ambrosini è solidamente piantato nella realtà milanista, e sta partecipando alla lotta per un posto in Champions, perché, il prossimo anno, vuole esserci anche lui nell’Europa che conta. Eppure, la sua età avanzata e il contratto in scadenza, hanno dato adito a voci di mercato che lo vorrebbero lontano da San Siro già dalla prossima stagione. Come riporta calciomercato.com, però, il suo rinnovo è soltanto una formalità, visto che Galliani non vuole privarsi di uno tra gli uomini-spogliatoio più significativi. Se il Milan è rimasto unito in questo anno di rifondazione è anche merito suo.

Per motivi logistici non può garantire tante gare consecutive ad alta intensità, ma il suo apporto resta comunque significativo. La sua posizione in campo, tra le altre cose, permette a Montolivo di essere meno vincolato alla fase difensiva guadagnando maggiore libertà di impostazione. Lo stesso Ambrosini, ieri, ha dichiarato nel post partita che si sente bene e che non ci sono motivi per non continuare.

Appunto, non ci sono motivi. Per cambiare aria e colori c’è tempo, oggi (e domani) il futuro si chiama ancora Milan.

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