Paolo Berlusconi: “Giusto puntare sui giovani, Allegri lavori sereno. Barbara presidente? Perché no…”

SPORT, CALCIO: MILAN - GENOAI tifosi del Diavolo ne stiano certi: il Milan non è in vendita. E mai, salvo colpi di scena, lo sarà. E’ questa la sintesi delle parole del dottor Paolo Berlusconi, intervenuto su Calcissimo.com per parlare della situazione attuale e futura della società di Via Turati: “Ora anche il Milan, come il Barcellona, dopo aver scritto tante pagine gloriose nel passato grazie ai tanti campioni selezionati tra i migliori offerti dal mercato, spesso a caro prezzo, necessariamente oggi deve cambiare strategia. Lo richiede il difficile momento economico del Paese, ma io dico lo richiede anche una motivazione di natura morale“.

Si arriva poi a constatare che le cessioni di Thiago Silva e Ibrahimovic, quest’estate motivo di contestazioni da parte della stragrande maggioranza del popolo rossonero, siano state operazioni di mercato logiche e corrette: “Più che corrette direi necessarie, per i motivi sopraddetti. Due partenze controbilanciate però, anche dal punto di vista tecnico e di rendimento, dall’arrivo di Mario Balotelli e dalla scoperta di Mattia De Sciglio, il nostro nuovo Maldini“. Capitolo nuove proposte: “Io credo che la presenza di alcuni fuoriclasse implementata da questi giovani sia la strada giusta sia per ottenere il bel gioco, da sempre e per tradizione una caratteristica costante rossonera, e di conseguenza risultati importanti“.

Eppure, a inizio stagione, il Milan ha trovato parecchie difficoltà. Merito quindi di Allegri la risalita della classifica? Giusto confermarlo in vista della prossima annata? Secondo Paolo Berlusconi, “Il calcio non è una scienza esatta. La casualità, la sfortuna, un errore, una carenza di forma, una decisione arbitrale sbagliata possono incidere in un breve periodo sull’andamento dell’intero campionato. Non siamo una società superficiale che non ne prende atto. Il nostro allenatore è senza dubbio uno dei migliori, di quelli vincenti, come ha già dimostrato con i fatti nel passato. Giusto quindi lasciarlo lavorare nella massima tranquillità“. Impossibile non parlare del fratello più grande: “Silvio credo sia destinato a rimanere nel tempo il Presidente che ha vinto più di tutti al mondo, dal momento che è davvero difficile ipotizzare che qualcun altro possa, non dico superarlo, ma neppure avvicinarsi a lui in quanto a trofei nazionali e internazionali“.

Parole al miele anche per il nostro amministratore delegato, Adriano Galliani, e per la nipote Barbara: “Adriano è sicuramente il numero uno. Inimitabile, anche per il suo modo di esternare la sua gioia ad ogni gol rossonero. Barbara si è relazionata con la realtà Milan in modo intelligente. Rispettosa della sua storia e del lavoro dei suoi dirigenti, consapevole nel contempo di poter apportare idee nuove con cui confrontarsi. Dopo il primo momento di naturale ambientamento, ora credo si sia instaurato un rapporto convinto di collaborazione, teso al raggiungimento di obiettivi comuni e assolutamente condivisi. Un apporto che può dare buoni risultati. E che oltretutto dimostra ancora una volta l’attaccamento della famiglia al Milan“. Ma non finisce qui. Perché la figlia del Presidente: “Potrebbe essere la prima Presidente donna della storia rossonera.  E’ l’ora delle quote rosa anche nel calcio milanese“.

Chiuso il capitolo presidenza, ecco un amarcord sui giocatori che l’hanno più emozionato nel passato: “Mamma mia, ce ne sono tanti, addirittura troppi. E in tanti ruoli… Ma poiché il gioco del calcio è finalizzato al gol, ne cito uno per tutti: Marco Van Basten, cocktail perfetto tra eleganza, classe e potenza“. E se dovesse stilare una formazione, con i rossoneri più forti di sempre, giocherebbe così: “Mi rendo conto che è una formazione assolutamente votata all’attacco, ma mi piace così: Cudicini, Tassotti, Thiago Silva, Baresi, Maldini, Rijkaard, Pirlo, Gullit, Kakà, Sheva, Van Basten. Riserve: Sebastiano Rossi e Dida, Costacurta e Nesta, Desailly, Ancelotti, Massaro, Savicevic, Baggio, Boban e Donadoni, Inzaghi, Weah, Papin… Ah, dimenticavo Ibrahimovic e Balotelli…”.

Onde evitare il propagarsi della presenza di gol, falli e azioni di fuorigioco di difficile valutazione, può servire la tecnologia? “Assolutamente sì. E’ un mio pallino, anzi una profonda convinzione. Si discute molto sul dotare di microchip palloni e porte, al fine di evitare errori sul fatto che una palla abbia varcato oppure no la linea di porta. Ma quanti di questi episodi accadono nel corso di un campionato? Forse cinque o sei al massimo. Invece quanti sono i fuorigioco, erroneamente fischiati o no, che nel corso di una partita possono stravolgere il risultato? Io penso che in una partita gli errori arbitrali, anche spesso dovuti alla oggettiva difficoltà di una corretta valutazione, siano di media almeno quattro o cinque. Il che significa che nell’arco di un campionato, si possono verificare da 1.520 a 1900 errori“.

Come risolvere allora il problema? “Mi permetto di indicare una soluzione che a me sembra semplice ed efficace. L’arbitro lascia proseguire l’azione, l’addetto arbitrale posizionato in sala regia la interrompe solo nel caso in cui, rivedendo immediatamente l’azione alla moviola, constata la posizione di effettivo fuorigioco e la segnala all’arbitro. Si sono persi 10, al massimo 15 secondi. Ma quante discussioni in meno… E quanto più giusti e non viziati sarebbero i risultati in campo! Non vi pare?”

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