Ancora Bonolis, ancora quella cultura nerazzurra del sospetto che fa male in primis all’Inter

P. Di Rienzo - Caporedattore SpazioMilan.it
P. Di Rienzo – Caporedattore SpazioMilan.it

Ne avrebbe ben donde. Si direbbe con un po’ di senno pensando a Paolo Bonolis. Ne avrebbe ben donde a guardare in casa propria perchè di analisi, anche approfondite, ce ne sarebbero da fare ripercorrendo la stagione della truppa di Andrea Stramaccioni. Eppure da qualche settimana sembra che il Milan sia diventato l’argomento ideale per guadagnarsi titoli e titoloni. Come se un interista, Bonolis in testa, non avesse altri pensieri per la testa. E questo non è certo il caso di recriminare chissà quali torti perchè nemmeno un bambino potrebbe mai pensare che l‘Inter di quest’estate sia stata penalizzata al punto da aver compromesso una qualificazione in Champions League.

Sparare sul Milan, o sull’avversario di turno, per distogliere l’attenzione dai problemi delle proprie mura domestiche. E’ una vecchia tattica che ti aspetti dal miglior stratega. Lo sanno fare tutti i migliori allenatori. E, in questo senso, Josè Mourinho, tanto amato e rimpianto dal popolo nerazzurro, era ed è un maestro indiscusso. Certo, diventa sempre facile fare la voce roboante quando tutto ti gira per il verso giusto. Diventa una pratica sfacciata e talvolta ridicola farlo in situazioni del genere.

Che senso ha parlare di Fiorentina-Roma riferendosi continuamente al Milan, gettando sassolini nello stagno (come piace fare a Bonolis, per sua stessa ammissione)? Qual è esattamente la genesi di una posizione del genere? Gli errori arbitrali ci sono stati, per carità. Come ogni anno le decisioni hanno favorito e sfavorito tutti. Ma gettare ombre a tre giornate dalla fine con un campionato praticamente chiuso (sicuramente lo è per l’Inter) appare sconcertante. A meno che Bonolis non si sia candidato a capo della Curva Nord del prossimo anno… O magari farà da testimonial per la prossima campagna abbonamenti. Di sorrisi dalle parti di corso Vittorio Emanuele ce ne sarebbe un gran bisogno. Magari è un atteggiamento figlio di una strategia precisa. Per ora a galla viene fuori solo una cultura del sospetto che fa male a tutti. All’Inter, in primis.

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