Quel “qualora necessario” che sa di stop alla difesa di Allegri

BERLUSCONI GALLIANIIl padrone è sempre il padrone. Puoi non condividerne le opinioni. Puoi provare a fargli cambiare idea. Ma alla fine chi decide è sempre lui. Anche quando ha torto. Silvio Berlusconi non è “padrone” diverso da tanti altri. Certo, è un generoso, nonchè “invincibile” come ama definirsi nemmeno troppo scherzosamente. Anche lui delega. Anche lui ripone fiducia sui suoi più stretti collaboratori. Ma difficilmente si lascia trasportare su strade diverse da quelle che si convince possano essere le migliori. Soprattutto quando quelle idee “diverse” le esprime a più riprese in pubblico, talvolta con taccuini e microfoni aperti, senza curarsi di chi siano. Regole che valgono in tutti gli ambiti della sua vita professionale. Milan compreso.

Il Cavaliere si è messo in testa da un bel pezzo che Massimiliano Allegri non è l’allenatore giusto per il futuro della sua squadra. Non ci sono “se”. E non ci sono “ma”. Il patron rossonero non è nemmeno imputabile (nel senso lato del termine) di aver fatto buon viso a cattivo “giuoco”. Perchè di avvisi di sfratto al buon Max ne aveva spediti tanti. Con il buon Adriano Galliani nei panni di quei diligenti custodi che ritirano le raccomandate e provano a tenerle in ghiaccio per un po’ prima di farla arrivare nelle mani dei destinatari. L’ultima missiva, però, non è stata intercettata in tempo dall’amministratore delegato, bruciato opportunamente (e sapientemente) sul tempo da Aldo Biscardi che all’interesse di preservare l’ambiente milanista antepone quello di far scoppiettare uno dei celebri “sgoob”. Ieri sera è andato più o meno in scena questo teatrino, con l’AC Milan pronto a smentire tutto a stretto giro. E non poteva essere diversamente.

La novità, però, sta tutta in quel “qualora necessario, un riassetto anche a livello societario”. Insomma, un tuono che potrebbe anticipare una pioggia. Per carità, non un alluvione irreparabile. Ma stavolta la spia si è accesa pubblicamente sui vertici rossoneri. E ovviamente quando si parla di vertici non si può non pensare al più fidato dei collaboratori, Adriano Galliani, legato a Berlusconi dal 1979. Proprio lui ha provato a difendere Allegri dai colpi ripetuti del patron. E proprio a questo tentativo di difesa perdurante forse ieri sera il Cavaliere ha voluto dire “stop” suonando un gong pesante. Già, proprio quel tuono per ribadire ruoli e poteri decisionali. Ci sta, come in tutte le società. Grandi e piccole. E non è la prima volta che al Milan accade. Non sarebbe “normale” se fosse diverso. A ripensarci bene quel “stia serena” rivolto da Galliani a Ilaria D’Amico domenica sera dopo la vittoria di Siena tradiva un certo nervo scoperto. Gli elogi di Allegri erano messaggi per Berlusconi? Forse la conduttrice di Sky aveva sentito i primi tuoni in lontananza…

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