Niang, quando la ricerca del gol diventa (quasi) un’ossessione

niang milan-torino (spaziomilan)Luogo comune, nel mondo del calcio, è sentir dire che le prestazioni di un attaccante non devono essere giudicate in base ai gol che riesce a segnare. Molti addetti ai lavori, però, abitualmente mettono voti in pagella a seconda dei gol fatti o sbagliati. Il gol rappresenta, a ragione però, il metro di giudizio per giudicare un centravanti. M’Baye Niang, almeno nel modo in cui sta giocando in questa stagione nel Milan, una punta vera e propria non lo è. Un’ala, un attaccante esterno, uno che si sacrifica, questo è stato il suo ruolo.

Considerando l’età, appena diciotto anni, senza dubbio si può esprimere un giudizio positivo su quanto fatto in questi mesi dal francesino. Tantissime presenze, fra gare giocate da titolare e altre in cui è subentrato a partita in corso, tantissima qualità, molto movimento e sacrificio per la squadra. Per Allegri è diventato già una pedina importantissima nel suo scacchiere tattico. Ma, come dicevamo prima, a chi gioca in prima linea di tanto in tanto magari è richiesto pure di mettere la palla in rete.

Ed è questo l’unico vero cruccio della prima stagione in rossonero di Niang. Infatti, se si esclude la rete fatta nel primo turno di Coppa Italia contro la Reggina, M’Baye non è ancora riuscito a iscrivere il proprio nome nella casella dei marcatori contro la Roma, C’è stata anche tanta sfortuna, ricordiamo infatti il palo con il Barcellona e le due traverse con Lazio ed Udinese, ma spesso il diciottenne non è sembrato propriamente un cecchino infallibile. Lui sente che manca qualcosa e, spesso, la rete la cerca con insistenza quasi fosse diventata un’ossessione. Addirittura, sembra a volte, che il suo problema sia proprio quello di cercare con ciecata insistenza il gol e rischiare di macchiare prestazioni che, magari, altrimenti potrebbero essere ancora migliori.

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