Italia-Giappone, la prestazione a due facce di Honda: l’analisi della gara dell’osservato speciale

honda giapponeMezz’ora al 100% poi è scomparso dal campo. Questo il succo della gara di Keisuke Honda nell’incredibile 4-3 della nazionale azzurra sul Giappone. Il trequartista del CSKA Mosca è stato uno degli osservati speciali in casa Milan perché possibile colpo di questo mercato estivo. Ma andiamo a vedere meglio come ha disputato questa gara che sarebbe potuta andare molto diversamente se la sfortuna e l’arbitro non ci avessero messo mano su entrambe le squadre.

Primo tempo a manetta. L’Italia sembra spaesata e Honda tra le linee fa quello che vuole. Lui parte quasi da prima punta per venire incontro tra le linee azzurre dove puntualmente viene servito da Kagawa. La difficoltà fisica e mentale degli azzurri rende molto più semplice il compito di pressing e di circolazione del pallone ai giapponesi, ma è l’arbitro a decidere di smuovere il risultato, concedendo un rigore che francamente ha dell’incredibile: dal dischetto va proprio Honda che batte Buffon e porta avanti la selezione del Sol levante. Gli azzurri faticano a riprendersi e il 2-0 arriva subito. Da questo momento il Giappone tira il freno e subisce la riscossa affannosa dell’Italia. Honda si eclissa per un bel pezzo e ricompare come tutto il Giappone solo quando Super Mario ribalta il risultato.

Il secondo tempo come detto si apre col ribaltone azzurro, che dal 1-2 giapponese del riposo svernicia gli asiatici e si porta sul 3-2. Manca mezz’ora alla fine e il Giappone si risveglia. Sembra uno tsunami e la voglia di riportare la situazione com’era ad inizio gara porta i giocatori in bianco a segnare il 3-3. I giapponesi sembrano sul pezzo ma Honda non è tra i protagonisti principali: gioca sempre spalle alla porta per dare appoggio ad uno straripante Shinji Kagawa, e le poche volte che potrebbe affondare il colpo si vede contrastato bene da Chiellini e Abate. Poi la beffa: segna l’Italia. La gara si conclude 4-3 e Honda è costretto ad abbandonare già stasera la speranza semifinali di Confederations Cup.

Come detto il vero Honda può essere ben inquadrato nei suoi primi 30/40 minuti. Poi si spegne  un po’ per l’onnipresenza di un Kagawa in grandissimo spolvero, un po’ per i dettami tattici di Zaccheroni che lo ha relegato a giocare in un ruolo che pare difficile accostare a lui, non tanto per un’incapacità tecnica quanto per un’inutilità tattica evidente. In pratica il fatto che non abbia mai potuto puntare la porta partendo da almeno dieci metri dietro, lo ha reso una facile preda di una pur disattenta retroguardia azzurra.

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