Addio Capitano. Una storia finita male ma pur sempre da ricordare

L. Dimitri - Redattore SpazioMilan.it
L. Dimitri – Redattore SpazioMilan.it

Una volta c’era una società che aveva un occhio di riguardo per le proprie bandiere, una volta c’era lo stile Milan con tutto quello che vuol dire. Ora questi concetti sembrano quantomeno naufragati nell’ottica di un calcio senza sentimenti, senza occhi di riguardo per nessuno, nemmeno verso chi ha fatto la storia. Non si possono dimenticare diciotto anni di carriera in rossonero con un annuncio fatto su una nave da crociera, non si può dare il ben servito in questo modo a gente come Ambrosini che per questa maglia ha sudato, lottato e quella maglia la ha amata come una seconda pelle.

Passi pure il progetto di ringiovanimento della rosa, passi pure un cambiamento di strategia che non guarda in faccia a nessuno e punta sulla linea verde, anzi ben venga, ma da che mondo è mondo c’è chi merita più rispetto e non deve essere trattato come un calciatore qualsiasi. Molti in questi giorni hanno avuto a che ridire su quello che è stato il trattamento riservato al terzo capitano della storia del Milan di Berlusconi, molti a ragione hanno criticato i modi in cui sono state ufficializzate certe decisioni. Il Milan è una famiglia e la famiglia non tratta così i suoi componenti soprattutto se per quasi due decenni sono stati parte integrante del nucleo.

Noi preferiamo continuare a ricordare quella numero 23 indossata da una chioma bionda che corre in mezzo al campo ed è fiera di indossare quella maglia in giro per il Mondo. Quella maglia che probabilmente non avrà lo stesso trattamento riservato alla sei ed alla tre ma sarà indossata da qualcun altro (chiunque esso sia). Le bandiere sono fatte per essere ammainate, questo è vero, ma il la storia si deve leggere, insegnare, salvaguardare. Addio Massimo e ricordati sempre che il Milan ti ama e ti amerà sempre e per molti sarai semplicemente il “Capitano”.

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