Il ritorno di Kakà tra incognite, perplessità e la convinzione che…

Andrea Longoni è giornalista professionista dal 2010. Lavora dal 2006 nella redazione sportiva di Telelombardia e Antenna 3. Inviato a seguito del Milan a Milanello e sui campi, conduce la trasmissione QSVS ogni martedì sera. Da quest’anno collabora con SpazioMilan.it: è sua la firma dell’editoriale del venerdì.

A. Longoni (Mediapason)
A. Longoni (Mediapason)

Kakà torna al Milan e il popolo rossonero si divide. Da un lato chi è favorevole al ritorno di Ricky, dall’altro chi è perplesso di fronte alla minestra riscaldata. Io mi colloco tra questi ultimi, con la premessa che sono comunque curioso di vedere che cosa potrà fare il brasiliano in campo.

La perplessità supera, però, la curiosità. Kakà ha 31 anni, ha un ingaggio che, anche se ridotto, resta comunque importante, ma soprattutto ha dato il suo meglio in campo ormai da anni. Se lo scarica persino Carlo Ancelotti, il suo allenatore preferito, significa che difficilmente rivedremo a San Siro un giocatore in grado di fare la differenza.

Il pensiero torna purtroppo a quel Shevchenko che rientrato alla base dopo qualche anno incolore, ha rovinato il bel ricordo che legava i tifosi al suo nome. Le priorità poi erano decisamente altre: centrocampo e difesa. Oggi il Milan è una squadra molto forte in attacco, ma in mezzo al campo e dietro non supera di molto la mediocrità. La speranza è che nelle ultimissime ore di mercato si possa concretizzare qualche occasione anche quei reparti.

In tutto questo c’è sicuramente un lato positivo: la partenza di Boateng, un giocatore che dopo il primo anno non ha più dato il 100% per la causa rossonera, un giocatore che ha perso umiltà e con essa la ‘fame’ dei tempi migliori.

Impostazioni privacy