SM ESCLUSIVO/ Mondonico: “Tanti auguri a SuperPippo, il gol era proprio innamorato di lui. Eppure a Bergamo ogni giovedì…”

inzaghi atalantaQuarant’anni oggi, ma con la stessa fame di quando di anni ne aveva appena ventitre. Allora Filippo Inzaghi si imbattè in uno degli allenatori più schietti che il calcio italiana abbia mai conosciuto: quell’Emiliano Mondonico che con la sua Atalanta portò alla ribalta Superpippo, capocannoniere della Serie A nella stagione 1996/1997. Fu proprio durante quell’annata, che precedette l’arrivo alla Juventus, che Inzaghi riuscì pure a segnare a quindici squadre su diciotto del campionato, eguagliando un record di Michel Platini. Oggi, nel giorno del quarantesimo compleanno del neo allenatore della Primavera rossonera, Mondonico in esclusiva a SpazioMilan.it racconta alcuni aneddoti sul suo ex bomber.

Mister, ne è passata di acqua sotto i ponti. Eppure l’Inzaghi dell’Atalanta fu immenso: come se lo ricorda?
“Ho sempre detto che non era lui ad essere innamorato del gol, ma il gol ad essere innamorato di Inzaghi. Dove andava la palla lui c’era e la metteva dentro. Ma le racconterò un’altra cosa…”.

Prego.
“Inzaghi non era un giocatore da giovedì”.

In che senso?
“Come sapete, ogni giovedì le squadre si allenano in partitelle contro società dilettantesche. Spesso succede che ci siano giocatori particolarmente brillanti in quelle occasioni, al punto da mettere in difficoltà l’allenatore sulle scelte per la domenica. Inzaghi, al contrario di molti suoi compagni, non la beccava mai in quelle gare”.

E lei cosa pensava?
“All’inizio ero un po’ stupito e pensavo ‘Se non segna contro queste squadre, cosa farà domenica in campionato?’. Poi lui mi dimostrava di essere proprio quello della domenica, perchè sentiva l’adrenalina e ci metteva tutta la furia agonistica possibile. Diciamo che in settimana partecipava, nel weekend giocava e vinceva. E’ una caratteristica che ho riscontrato in pochissimi altri calciatori”.

Che allenatore pensa che sia e che sarà?
“Ha avuto buoni e cattivi maestri. Scherzi a parte, Inzaghi ha avuto la fortuna di essere allenato da grandi tecnici e di aver giocato in grandi squadre, oltre che in Nazionale. Credo che abbia tratto insegnamenti un po’ da tutti e che li stia mettendo a frutto, sempre mettendoci del suo”.

Meglio un ex calciatore in panchina?
“L’ex giocatore è più favorito perchè è in grado di trasmettere le sensazioni che nel corso della carriera lo hanno esaltato e magari fatto vincere cose importanti. Inzaghi sarà in grado di “passare” ai suoi ragazzi l’immenso bagaglio della sua esperienza. E sarà un’arma in più rispetto a chi ha studiato le forme geometriche e le applica al calcio”.

Che cosa pensa di aver insegnato a Inzaghi?
“Non so… Il mio comportamento è sempre stato molto istintivo. E’ difficile che io abbia mai chiamato Inzaghi per fargli lunghi discorsi e grandi riflessioni. Dicevo subito quello che andava e quello che non andava, senza troppi giri di parole”.

Un metodo che deve aver funzionato quell’anno…
“Unica stagione, tra l’altro, in cui lui vinse il titolo di capocannoniere del torneo. Non è successo solo a Inzaghi di riuscire a fare grandi stagioni da record, sotto il profilo numerico, col sottoscritto in panchina. Penso a Ferrante, Silenzi, Saurini, Morfeo… Si vede che da ex attaccante mi facevo capire”.

Il Milan gli ha dato fiducia affidandogli la cura dei rossoneri del domani. Qual è il suo giudizio su questa politica rossonera?
“Fino all’anno scorso ero convinto che le grandi squadre dovessero puntare sui giovani anche a causa della crisi. Poi vedendo il ritorno in Italia dei cosiddetti top-player, mi hanno confuso un po’ le idee. Inzaghi oggi è stato chiamato a preparare un gruppo di ragazzi dal quale il Milan attingerà come ha fatto negli ultimi anni. Sicuramente ha un carico di responsabilità non indifferente. Ce la farà”.

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