Lo “Stadium” prende di mira l’assente Balo e il nervoso Mexes. Ma i cori colpiscono anche gli ex…

nocerino (spaziomilan)Il Milan è pur sempre il Milan. E così quando ex giocatori della Juventus, anche quelli più pacati, passano alla squadra rivale diventano oggetto non solo di scherno, ma anche di insulti ed epiteti fin quasi esagerati.

E’ successo a Christian Abbiati e Antonio Nocerino. Il primo ha indossato la casacca bianconera nella stagione 2005/2006, quella dello scudetto poi assegnato all’Inter, con 27 presenze complessive e 17 gol incassati. Arrivato alla corte di Fabio Capello per una “cortesia” del Milan dopo l’infortunio di Gigi Buffon nel Trofeo Berlusconi, l’estremo difensore giocò con buoni risultati tutto il girone d’andata. Nel match dello Stadium ogni suo rinvio è stato scandito con un sonoro “m…a” dagli juventini che forse non gli hanno ancora perdonato il passaggio al Torino nella stagione successiva, quella della retrocessione in Serie B. Nocerino, invece, è uno cresciuto nel Settore Giovanile della Juventus, per poi essere lanciato in Serie A da Claudio Ranieri nell’annata 2007/2008, quella del post-purgatorio. Il centrocampista campano è stato più volte apostrofato col “figlio di…” per colpe ignote ai più.

Ma sono stati soprattutto Mario Balotelli, grande assente del match, e ancor di più Philippe Mexes i bersagli dell Curva Sud della Juventus. Col primo sembra essere presto finita la tregua registrata in occasione del match della Nazionale a settembre contro la Repubblica Ceca, quando il pubblico di Torino si dimostrò più che sportivo nei confronti di SuperMario azzurro. Ieri sera, invece, è stato invocato nel primo tempo col solo intento di insultarlo, pur non essendo in campo per squalifica. Mexes, invece, non ha certo mostrato atteggiamenti concilianti con la tifoseria bianconera, mimando il gesto delle orecchie subito dopo il colpo proibito contro Chiellini. Ne sono conseguite l’esultanza del popolo juventino ad ogni tocco sbagliato dal francese e l’ovazione roboante per l’espulsione a un quarto d’ora dalla fine. Poi, però, il gol di Muntari punge come il freddo di inizio ottobre. Un velato gelo che lascia lo Stadium col fiato sospeso per non vedere il fantasma già apparso mercoledì col Galatasaray. L’impressione è che nella casa bianconera ci sia qualche spettro che si è ben accomodato.

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