SM ANALISI/ La pigrizia di Allegri, 50 cambi: nemmeno il 15% prima del 60’, quasi la metà dopo il 75’

allegri balotelli (spaziomilan)13 punti in 12 giornate, il numero delle sconfitte (5) e dei pareggi (4) che supera quello delle vittorie (3), 17 gol fatti (la Roma 26) e 19 subiti (uno in più del Chievo). Un punto in meno in campionato rispetto ad un anno fa, con il distacco dalla vetta e soprattutto dalla zona Champions aumentato (da -17 a -19 e da -12 a -15) e quello dalla retrocessione ridotto (da +5 a +4). Quando le cose non vanno i numeri, salvo rare eccezioni, peggiorano sempre le cose. E’ il caso della crisi del Milan, che dall’anno scorso ad oggi è riuscito nell’”impresa” di peggiorare la propria situazione in classifica. E anche il gioco. Di colpevoli se ne possono trovare di domenica in domenica, ma non è sempre la cosa giusta: il discorso vale anche per Allegri, uno dei responsabili, mai l’unico, del momento difficile, presente ma anche passato, e sempre più a rischio esonero. Ma ancora in panchina almeno fino a dicembre. L’allenatore che “non cambia mai” o “cambia tardi”: questa è stata una delle etichette che più gli sono state appiccicate addosso. Una critica giusta, resa vera e concreta anche dalle statistiche legate, fino adesso, al 2013/2014.

In 18 incontri ufficiali, da agosto a novembre, 12 di campionato e 6 di Champions (compresi i due playoff), Allegri ha operato 50 cambi su 54: solo con il PSV all’andata, Bologna, Ajax e Fiorentina non è avvenuto il terzo. Fin qui niente di strano, ma la sorpresa si scopre andando ad analizzare i minuti in cui questi sono avvenuti: dei 50 totali, infatti, solo 8 di questi sono stati effettuati prima del 60’. Nemmeno il 15%. Non solo, si registrano ben 23 ingressi in campo dal 75’ in poi. Quasi il 50%.

Pochissimo coraggio nel provare a cambiare presto la partita in corso, troppo tardivo il tentativo di recuperare un risultato o provare a vincere. Nella zona nevralgica poca fantasia, se non il classico cambio attaccante per attaccante o attaccante per centrocampista. Per di più questo dato diventa ancora più grave se si pensa che il Milan quasi sempre si è trovato costretto a rincorrere l’avversario: perché non cercare di rompere prima l’equilibrio? La panchina spesso non disponeva di grosse risorse, ma per recuperare una sfida si potrebbe (dovrebbe) provare qualsiasi tipo di meccanismo, anche il più scontato: quello delle sostituzioni. E’ un Allegri pigro, è un Milan che procede a rilento. Proprio perché con dei problemi al “cambio”.

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