Le troppe lotte intestine che stanno lasciando in macerie i rossoneri

Lino Dimitri è giornalista pubblicista dal 2012. Redattore di SpazioMilan.it dal settembre 2011: è sua la firma nell’editoriale del sabato. Lavora nella redazione di LecceNews24.it occupandosi di cronaca, politica, eventi e sport. In passato ha collaborato con Bordocampo.net e Sportmain.it.

L. Dimitri - Redattore SpazioMilan.it
L. Dimitri – Redattore SpazioMilan.it

La sciagurata stagione del Milan è frutto di una lotta per la successione che sta sgretolando dall’interno squadra e società. Da una parte il plenipotenziario Adriano Galliani, dall’altra Barbara Berlusconi. Un conflitto cominciato sottotraccia nell’aprile del 2011, non appena Barbara entra nel cda del Milan, e proseguito in questi anni attraverso duelli pubblici, come la mancata vendita al Paris Saint Germain di Pato, all’epoca suo fidanzato (per Galliani significò un mancato introito di 30 milioni e una figuraccia internazionale). Un conflitto destinato a esplodere sulle macerie del Milan e una serie di polemiche che nell’ambiente rossonero, solitamente più impenetrabile del partito comunista nordcoreano, negli ultimi trent’anni non si erano mai viste.

Con la scusa di parlare di politica, Barbara ha rincarato la dose: “Il mio futuro è al Milan. In questi tre anni credo di aver maturato l’esperienza e la competenza necessaria per dare un contributo importante a una società che è stata, in un passato recente, grande e che ha bisogno di essere rilanciata per raggiungere nuovamente prestigiosi obiettivi”. Una stilettata all’ex antennista di fiducia di Berlusconi, con cui il padre alla fine degli anni Settanta conquista il mercato televisivo lombardo e getta i semi del futuro impero a reti unificate. Il Milan è stato grande e oggi non lo è più, ha bisogno di essere rilanciato e lo sarà senza Galliani, dice Barbara, che si sente pronta a gestire la parte che le spetta dell’eredità paterna. 

Tutto questo logora l’ambiente e la squadra e fa passare in secondo piano quello che succede in campo. Certo, anche il tecnico Allegri ha le sue responsabilità per avere allontanato Pirlo, oggi unico candidato italiano al Pallone d’oro, per aver emarginato i giovani e per non essersi dimostrato capace di vincere (o lottare per) senza Ibrahimovic e Thiago Silva. Ma il problema è a monte, basta leggere i giornali dell’ultimo mese per vedere come una società una volta granitica e compatta sia oramai diventata una polveriera a cielo aperto: guerre interne con i tifosi che obbligano alla chiusura di San Siro e mettono a rischio i risultati acquisiti sul campo, Balotelli a cui vengono imposti tutor condannati per il massacro della Diaz precedentemente assunti in società, lo stesso Galliani che grida in tribuna un sonoro “vaffa” ad un suo giocatore.

E poi c’è la questione legata ad Allegri. Con questo tira e molla con un tecnico che sembra avere sempre i giorni contati. Viene esonerato, anzi no viene riconfermato e per adesso si va avanti così. Ma ormai non ci crede più nessuno. Non ci crede la società, non ci credono i tifosi, non ci credono i giocatori e non ci crede neanche lui stesso. E sì, perché forse già a giugno si sarebbe dovuto voltare pagina invece di inventarsi un contratto per un altro anno con la netta sensazione che era solo una soluzione di ripiego, per tutti. E questo è un altro dei punti fondamentali su cui si basa la grande discordia. Su queste macerie sorgerà il nuovo impero e avrà il volto gentile di Barbara Berlusconi.

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