Dalla sconfitta del Camp Nou al pari del Bentegodi, con Lady B. pronta alla rivoluzione: ora basta

Calcio: Champions League; Barcellona-MilanIn casa Milan si conclude un’altra settimana negativa sotto ogni punto di vista. All’indomani della sconfitta rimediata contro la Fiorentina, entra in scena Barbara Berlusconi, che critica l’operato della dirigenza rossonera ed evidenzia come nelle ultime sessioni di mercato sia stato speso male il budget a disposizione. Lady B. denuncia la mancanza di osservatori all’altezza della situazione, tanto da proporre l’entrata in società di vecchie glorie rossonere e di dirigenti in forza ad altre squadre di Serie A, ma identifica come colpevole principale la persona che ha meno colpe: Adriano Galliani. Già, malgrado sia terminato sul tavolo degli imputati, il nostro amministratore delegato non ha mai avuto il compito di selezionare giocatori utili alla causa: la sua mansione è quella di concludere al meglio le trattative. Trattative che dovrebbero essere imbastite sulla base dei consigli dei dirigenti. Ergo, Adriano non andrebbe messo in discussione. Peccato che la Guerra Fredda, ormai, sia iniziata. Barbara propone l’entrata in società di Paolo Maldini come responsabile dell’area tecnica, di Fabio Paratici come direttore sportivo e di uno tra Claudio Fenucci e Michele Uva al posto di Galliani. E Berlusconi tentenna.
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Nel frattempo, mercoledì sera va in scena la grande sfida di Champions League: Barcellona contro Milan. Al Camp Nou- sotto gli occhi di Galliani e Lady Barbara, seduti vicini ma per nulla in sintonia- Allegri cerca di mischiare le carte in tavola, proponendo un 4-4-1-1 di stampo difensivo che prevede l’esclusione di Mario Balotelli e una squadra compatta, aggressiva e abile a sfruttare le occasioni di rimessa a propria disposizione. L’inizio non è male ma, alla mezz’ora, un errore arbitrale- viene concesso un rigore inesistente per un presunto fallo di Abate su Neymar- porta il Barça in vantaggio. Poco dopo, su palla inattiva, arriva il raddoppio. Come sempre, la difesa rossonera non presta la giusta attenzione e affronta la situazione con superficialità, ma può comunque fare leva su una scusante: il gol di Busquets avrebbe dovuto essere annullato per fuorigioco. A fine primo tempo, grazie una bella discesa sulla fascia sinistra, Kakà– aiutato da una deviazione decisiva di Piqué- riaccende le speranze. Ma nella ripresa, malgrado l’entrata di un buon Balotelli, il Milan non riesce a sfruttare le occasioni che il Barcellona concede sulla trequarti e sbaglia più volte il gol del pareggio. Gol sbagliato, gol subito. I blaugrana non perdonano e Messi, a dieci minuti dal termine, fissa il risultato sul tre a uno. Il Milan rimane secondo nel girone, con un punto di vantaggio sull’Ajax e due sul Celtic, ma la sfida di scena martedì 26 novembre risulta fondamentale per le nostre sorti. Uscire da Celtic Park con i tre punti significherebbe superare il turno- vittoria Barça permettendo- mentre un pareggio e una sconfitta rappresenterebbero il serio rischio dell’eliminazione.
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Intanto, siccome la sconfitta in terra spagnola viene ritenuta onorevole (in realtà non tutto è stato da buttare, ma avremmo potuto sfruttare meglio gli errori catalani), il Milan abbandona il ritiro. E lo scontro tra Adriano Galliani e Lady Barbara prosegue. L’amministratore delegato pretende un colloquio con Silvio Berlusconi. Colloquio che si tiene sabato, nel primo pomeriggio, ad Arcore. Il ritardo di Galliani e il prolungarsi della riunione- l’amministratore delegato rossonero arriva intorno alle 13.30 e il colloquio dura quasi tre ore- fanno pensare al peggio. Ma all’uscita, Galliani stupisce tutti e dichiara di rimanere al Milan a vita, finché non dovesse abbandonare il mondo del calcio. Parole rassicuranti? Tutt’altro. Giungono infatti indiscrezioni secondo cui l’addio tra Galliani e il Milan potrebbe avvenire a giugno, una volta terminata la stagione in corso. Insomma, nello scontro interno, Barbara si troverebbe in una posizione di vantaggio. E il nostro amministratore delegato, da sempre braccio destro di Berlusconi, sarebbe il primo a preparare le valigie.
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Infine, alle 15.00 di oggi pomeriggio, il Milan torna in campo in campionato. L’avversario è il Chievo di Sannino, al momento ultimo in classifica. Solo una vittoria al Bentegodi allontanerebbe i rossoneri dalla zona retrocessione e porrebbe le basi per una risalita, mentre la panchina di Massimiliano Allegri trema sempre più. Il Diavolo scende in campo con il 4-4-1-1 già visto a Barcellona e i presupposti per vincere ci sono: il Chievo si copre, ma lascia comunque spazi da sfruttare al meglio. Ma il Milan non riesce a creare e a concludere. E a metà del primo tempo, grazie a un’ingenuità di un Muntari disastroso e alla solita superficialità su palla inattiva, si rischia di andare in svantaggio. Poli entra in partita solo al 40′, Matri non combatte a sufficienza, Kakà fa il massimo ma non riesce ad assicurare continuità e incisività, mentre Abate pecca in fase di spinta e Urby Emanuelson trema in copertura e non propone con produttività. Gli unici che si salvano sono De Jong e Mexes. Troppo poco. Nella ripresa, il Milan si allunga: crea occasioni, ma ne concede anche. Per vincere la sfida Allegri prova il 4-3-3, con Robinho al posto di Muntari. Ma Montolivo e Poli, invece di effettuare ambedue le fasi, si dedicano soltanto alla fase propositiva e non garantiscono la minima efficacia: così facendo, si creano praterie e il Chievo può colpire. A un quarto d’ora dalla fine, Paloschi trova la via del gol, ma l’arbitro annulla per un fuorigioco millimetrico. La mediana non funziona più, nonostante un De Jong sugli scudi, tanto che Allegri sostituisce Poli con Constant. Robinho, dopo una bella azione, ha l’occasione per segnare. A tu per tu con Puggioni, però, la punta di Sao Vicente colpisce il palo. Poco dopo Montolivo si fa espellere per doppia ammonizione. Eppure, sugli sviluppi dell’unico cross decente di Emanuelson, il Milan ha l’ultima possibilità per vincere. Ma Matri, pur potendo segnare, calcia fuori. Finisce zero a zero. Pareggio negativo. Allegri salva comunque la panchina, ma il Milan non riesce a uscire dalla spirale negativa.
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