Da Van Basten al doppio ad, tutte le decisioni passate dal presidente

Da quando nel 1986 Silvio Berlusconi acquista il Milan, sono molti gli aneddoti che raccontano di un suo intervento in prima persona per prendere alcune decisioni importanti e finali. A volte, soprattutto negli ultimi anni, gli impegni politici ed istituzionali lo hanno un po’ fatto allontanare dalla squadra di cui è proprietario ma, alla fine, la parola finale è quasi sempre spettata a lui e niente è mai sfuggito dalla sua supervisione. Il congelamento delle dimissioni di Adriano Galliani e la sua decisione di affidare la squadra ad un doppio amministratore delegato, è storia degli ultimi giorni ma è solo l’ultima di una lunga serie di circostanze in cui il Cavaliere è intervenuto in prima persona.

La prima clamorosa fu quella che riguardò la scelta di preferire Marco Van Basten ad Arrigo Sacchi. Voci di corridoio, ormai nel lontanissimo 1991, raccontavano di un rapporto teso tra i due che non potevano più coesistere nello stesso ambiente. Allora, l’ex presidente del Consiglio, si schierò pubblicamente a favore del campione olandese. Il Milan con Capello continuò a vincere e il cigno di Utrecht vinse la classifica dei cannonieri l’anno successivo. Poi arrivarono le scelte in prima persona sugli esoneri di Zaccheroni e Terim, in qualche modo tutte condivisibili.

Un altro grande colpo di scena (dal forte impatto mediatico) fu quello che regalò nel gennaio del 2009. Kakà era ad un passo dal Manchester City. I tifosi erano in rivolta, ormai rassegnati a perdere il loro giocatore simbolo. Silvio bloccò tutto ed intervenne in diretta al “Processo di Biscardi” dichiarando incedibile il brasiliano e facendo esplodere di gioia tutti i rossoneri. L’impatto mediatico fu eccezionale ma appena cinque mesi dopo Kakà fu venduto al Real e, il giocatore che era stato dichiarato “incedibile” e “nuovo simbolo” del Milan, fu costretto a lasciare Milano.

Stesso discorso, ma forse ancora più clamoroso, fu quello legato a Thiago Silva. Le sirene del Psg arrivarono già a giugno. Il centrale brasiliano sembrava ormai con le valigie pronte ma Berlusconi lo dichiarò incedibile, investendolo come futuro capitano rossonero. Neanche un mese dopo, però, un’altra offerta fece “cambiare idea” al presidente che dichiarò che rifiutare tanti soldi per un giocatore sarebbe stato un sacrilegio. Il grande tradimento si consumò e arrivò solo sei mesi dopo al veto posto sulla cessione di Pato sempre ai parigini per una cifra vicino ai 30 milioni. Cessione sfumata che fece saltare anche l’acquisto di Tevez.

Decisioni giuste e decisioni sbagliate. In questi 26 anni, quello che comunque resta il Presidente più vincente della storia del calcio, ha avuto sempre l’ultima parola su ogni decisione importante e spesso ha avuto ragione ma, altre volte, ha fatto scelte quanto meno discutibili nella forma in cui sono arrivate. Anche dopo il clamoroso annuncio di sabato, la decisione finale l’ha presa lui e solo il tempo ci dirà se sarà positiva e la sua volontà riuscirà ad avere la meglio.

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