C’era una volta, 9 anni fa, un campione rossonero con un Pallone D’Oro…

Quel 13 dicembre 2004 non fu la data spartiacque della sua carriera, come in molti, oggi, potrebbero ritenere “col senno di poi”. Non fu una consacrazione, lui non ne aveva bisogno. I 119 gol nelle prime 5 stagioni rossonere, la Champions League del 2003 e lo Scudetto del 2004 erano già prove sufficienti a renderlo un campione fuori dall’ordinario.

Eppure, Andriy Shevchenko, non poteva non vincere anche il Pallone d’Oro. Lui, un talento enorme proveniente da un piccolo villaggio ucraino, doveva trionfare non solo su sé stesso ma anche su tanti altri grandi. E così fu. Quel giorno, a Parigi, le sue prime parole furono queste: “Tutti i ragazzi che giocano a pallone devono pensare che questo un giorno potrebbe accadere anche a loro; è importante dare ai bambini una speranza. Quando ho iniziato a giocare a calcio, sognavo di diventare un grande giocatore e magari di vincere un premio prestigioso come questo. Sono felicissimo”, un inno al coraggio e alla bellezza dei sogni.

Nella classifica del France Football sconfisse Deco e Ronaldinho, piazzandosi primo con 175 voti. 175 come i suoi gol al Milan. E allora, Sheva, ti diciamo grazie per tutto...175 milioni di volte. 

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