Gattuso reagirà, ma chi risarcirà la sua immagine? A meno che…

Piermaurizio Di Rienzo è giornalista professionista e coordinatore dei contenuti di SpazioMilan.it dal 2012. Dopo quasi dieci anni di redazioni (Il Giornale, Leggo, Libero, Radio Lombardia e Sole24Ore), dal 2011 si occupa di comunicazione di manifestazioni fieristiche. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” su Radio Reporter.

La prudenza è d’obbligo. E in uno Stato di diritto nessuno è colpevole fino a sentenza passata in giudicato. Anche se in Italia c’è chi mette in dubbio pure quest’aspetto. Fatte salve le dovute premesse, c’è un dato che resta inequivocabile: da ieri il nome di Gennaro Gattuso, uno dei simboli del calcio italiano, è stato macchiato.

Vedremo se la Procura di Cremona, prima, e la giustizia sportiva, dopo, accerteranno il reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva. Un’accusa pesante. Pesantissima che se vera rischia di cancellare per sempre l’immagine di un giocatore icona del pallone genuino, spontaneo. L’icona di un lottatore che piange per le vittorie e s’incazza per le sconfitte. Accusa pesantissima, ugualmente, se gli inquirenti avessero preso un abbaglio. In Italia è già accaduto e non c’è protesi per le ferite prodotte dagli errori della giustizia che non fa giustizia. Il riferimento, ovviamente, guarda a vicende che davvero hanno fatto registrare clamorose retromarce: una su tutte, quella di Enzo Tortora.

Restano gli interrogativi sui contatti tra i calciatori e individui quantomeno “discutibili”. Gattuso poteva non sapere chi fosse tale Francesco Bazzani? Gattuso era a conoscenza delle attività di quest’uomo? Qual era il loro rapporto? Ringhio saprà rispondere. Non solo. Certamente è una di quelle persone in grado di ammettere, anche pubblicamente, una debolezza o un errore. Così come sarà pronto a dare battaglia contro chi eventualmente avrà usato impropriamente il suo nome o sfruttato un canale di conoscenza e amicizia con lui.

In un mare di dubbi che popolano il mondo del calcio c’è da essere fiduciosi per il futuro. Il Coni, infatti, sta per varare la riforma della giustizia sportiva. In particolare, l’abolizione del Tnas, il tribunale dell’arbitrato sportivo che sparirà dal prossimo giugno, eviterà i colpi di spugna. Quelli che ci fanno dimenticare troppo in fretta le magagne e i comportamenti infedeli di quelli che prima di essere campioni nello sport dovrebbero essere campioni di vita. Via lo “scontificio”, come lo definì il presidente del Coni, Giovanni Malagò. Ben venga la trasparenza e, soprattutto, la certezza della pena. Roba tanto sacrosanta quanto poco italiana.

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