“Quando una squadra è senza determinazione non può vincere”: ma da chi deve dipendere, Max?

Le dichiarazioni di Massimiliano Allegri al termine della gara contro il Livorno parlano da sole: “Siamo mancati nella determinazione, senza è difficile vincere”. Parole da tecnico sfiduciato, che già conosce il suo futuro a breve, brevissimo termine e che non trova soluzione all’algoritmo Milan, che rispetto ad un anno fa adesso si ritrova con tre punti in meno e un Balotelli e un Kakà in più. Qualcosa non torna, in società se ne sono accorti già da tempo. Ma come fa un allenatore senza l’appoggio della dirigenza a poter svolgere la proprio professione serenamente? Semplicemente, non può.

La croce sulla testa di Allegri ha il timer fissato al prossimo 30 giugno. Poi calerà il sipario sulla era societaria di Galliani e una volta riaperto, con lo spartito in mano a Lady B., ci saranno moltissime novità. A partire dal condottiero, cioè dall’uomo che dalla panchina trascina la squadra. Squadra che Allegri adesso non ha più nelle mani. E se mentre alla prima giornata di campionato, quando il Milan inciampò a Verona contro l’Hellas, Allegri si presentò in confrenza stampa post partita furioso come poche volte già visto, adesso gli scivola tutto addosso: le critiche, le sconfitte e insieme anche i punti del Milan, diventati adesso 18 dopo 15 giornate. Una miseria mai vista a Milanello.

Il tecnico livornese aveva già lanciato il segnale di SOS molto tempo fa. Prima della sosta arrivano a San Siro la Roma, lanciata nell’inseguimento alla Juventus, e l’Inter. Due gare per mollare definitivamente la stagione verso un buco nero infinito o provare per lo meno a dare il massino sino alla fine. Parola al campo, ma (molte) parole anche da dire nello spogliatoio.

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