Il 4-2-3-1 per ripartire, anche ora

Lino Dimitri è giornalista pubblicista dal 2012. Redattore di SpazioMilan.it dal settembre 2011: è sua la firma nell’editoriale del sabato. Lavora nella redazione di LecceNews24.it occupandosi di cronaca, politica, eventi e sport. In passato ha collaborato con Bordocampo.net e Sportmain.it.

Risveglio duro, ma fino a un certo punto. L’eliminazione dalla Coppa Italia è un bello schiaffo sul viso di tutti i tifosi rossoneri, nuovamente depressi dopo la (breve) sbornia Seedorf. Non deve però distogliere l’attenzione dal punto principale: questi mesi serviranno per la prossima stagione, non per quella attuale. E allora critichiamo pure il Professore olandese, senza però commettere il grave errore di puntargli il dito contro a ogni partita sbagliata. Ce ne saranno altre, dobbiamo esserne tutti consapevoli, solo così riusciremo ad arrivare a giugno senza avvelenarci ulteriormente il sangue.

Un famoso giornale rosa ha già fatto il funerale a Seedorf, ipotizzando che potrebbe riuscire nell’impresa di far rimpiangere Allegri. Non cadiamo nel tranello amici rossoneri, restiamo uniti in questo difficile momento e diamo a Clarence il tempo di lavorare. Allora, e solo allora, potremo giudicarlo, non prima. Gli errori tecnici durante la debacle con l’Udinese non dipendono solo da lui, perché non sta scritto da nessuna parte che il 4-2-3-1 debba per forza essere un sistema spregiudicato e privo di equilibrio. L’Inter di Mourinho vi sembrava squilibrata? E il Bayern di Heynckes? E il Borussia di Klopp? Potrei continuare all’infinito e neanche le facili obiezioni (quelle squadre avevano giocatori molto più forti di questo Milan) scalfirebbero le mie idee.

Perché nessuno chiede a Robinho di trasformarsi nell’Eto’o versione triplete, né tantomeno a Birsa di provare a emulare Robben o Ribery. Di correre come loro però sì. Se campioni straordinari come quelli sopraccitati avevano (e hanno tuttora) l’umiltà di passare il match a rincorrere l’avversario di turno, non si capisce perché i nostri mediocri giocatori non dovrebbero farlo. Non ero presente nello spogliatoio di San Siro, ma dubito fortemente che Seedorf avesse chiesto loro di fregarsene delle consegne tattiche e di passare la partita ad aspettare palloni che non arrivavano. Lo so, anche qui è già pronta l’obiezione di turno: com’è che adesso è colpa dei giocatori e prima era di Allegri? Non è così infatti. Le responsabilità erano di entrambe le parti. Solo che, a metà stagione, non si può cambiare l’intera rosa e non solo per i noti problemi economici della società.

Cambiare allenatore è stato solo il primo passo di quella che dovrà diventare una vera e propria rivoluzione, altrimenti ci ritroveremo al punto di partenza, su questo non c’è dubbio. Ma ora è il momento di piantare qualche seme per il futuro. Certo, dagli errori bisogna imparare e non ho dubbi che Seedorf valuterà attentamente il da farsi in vista di Cagliari. Intanto però cominciamo a mettere questi giocatori di fronte alle loro responsabilità, non creiamo loro subito un nuovo alibi. Se si corre (e tanto pure) il 4-2-3-1 non solo è fattibile, è anche il sistema più moderno e vincente degli ultimi anni.

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