Robinho, un problema benefico

Un infortunio di entità non grave che, forse, gli permetterà di riordinare le idee, riacquistare un po’ di lucidità e capire, una volta per tutte, se il progetto Milan fa ancora per lui. Non è un periodo facile, quello attraversato da Robinho. L’attaccante brasiliano, reduce dall’ennesima prova incolore e insapore di sabato sera a Napoli, è davvero in un momento critico: il tifo rossonero non ne digerisce l’atteggiamento svogliato e a tratti irritante, gli avversari lo trattano alla stregua di un agnellino, Clarence Seedorf si appresta a sostituirlo senza troppi rimpianti e recriminazioni.

La defezione dell’attaccante brasiliano, in sostanza, non dovrebbe cambiare poi troppo gli equilibri che l’allenatore olandese sta faticosamente, coraggiosamente cercando sul fronte tattico. Depennato lui dalla lista dei papabili per una maglia da titolare, dovrebbero riaprirsi (finalmente) i giochi anche per Riccardo Saponara, forse accantonato un po’ troppo in fretta dopo la buona prestazione offerta nel derby natalizio.

Per quanto riguarda infine il resto, davvero poco dovrebbe cambiare. Dentro in pianta stabile Honda, Kakà, chiamato al difficile compito riproporsi sui livelli di inizio stagione in un modulo a lui non congeniale, e l’ultimo arrivato Taarabt, piacevole sorpresa in un sabato napoletano tutto da dimenticare.

L’assenza del tutt’altro che rimpianto Binho, insomma, potrebbe pesare soltanto sul palcoscenico della Champions, dove qualche ricambio in più non guasta mai. Anche in questo frangente, però, i suoi (tanti) detrattori restano convinti che il Diavolo, in un certo senso, dalla sua assenza potrebbe anche trarne giovamento: i ricambi ci sono, gli equilibri tattici, come già detto, non ne usciranno compromessi, la squadra non si troverà più a dover far i conti con un elemento che ha ampiamente dimostrato di esser ormai soltanto l’ombra di ciò che era.

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