Inarrendevole, l’unico per cui ne vale la pena. Si salva solo Kakà

Quando si sceglie di rinunciare a svariati milioni di euro a stagione per cambiare squadra, non si può essere motivati solo dal voler giocare regolarmente, ma ci deve essere per forza di cose qualcos’altro. L’amore incondizionato per dei colori, per una maglia e la voglia di tornare a casa. Perché quando un amore è quello giusto, talmente eterno ed immenso, non può sbiadirsi con il passare del tempo, non svanisce da un momento all’altro e fa palpitare il cuore anche solo se c’è una fiammella di speranza che si possa mantenere vivo e reale.

Il legame che lega Kakà al Milan è di questo tipo, qualcosa che va al di là del calcio di questi tempi e racconta una storia che può ancora regalare emozioni da pelle d’oca. Il Diavolo più brutto di tutta la sua storia recente, ha ritrovato un uomo vero, il suo leader, la sua anima. L’ultimo ad arrendersi ed il primo a metterci la faccia, sempre e comunque, anche nelle situazioni più deprimenti. Anche ieri a Roma, nella storia di una partita tanto inutile quanto brutta, il brasiliano ha dato l’anima, ha corso e portato la croce, dando il buon esempio a chi dovrebbe provare ad avere anche solo la metà del suo carisma.

Certo, siamo d’accordo che purtroppo non siamo più di fronte all’immenso campione che ha illuminato San Siro per tanti anni in passato, ma il suo impegno e la sua abnegazione sono quasi commoventi. Non ci sono più obiettivi da perseguire in una stagione disgraziata, il sogno Mondiale sembra definitivamente svanito, eppure Kakà c’è sempre, non ci sta a vedere il suo Milan ridotto così male e getta il cuore oltre all’ostacolo. I giocatori vanno e vengono, le stagioni si alternano e ne nascono certe talmente disgraziate da rischiare di allentare anche le passioni più sfrenate, ma certi amori non finiscono davvero mai.

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